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sabato 7 ottobre 2023

Shakira Fuerza REGIDA : video:El Jefe

 Shakira Ha fatto molto parlare di lei in questi ultim imesi, non sempre per motivi strettamente musicali, La sua separazione dak fedifrago Piqué ha tenuto banco anche perchè la cantautrice colombiana ha replicato con una canzone definita Dissing, ovvero di attacco personale. Non p certo l aprima volta che questo capita, e chi segue Shakira sa che nelle sue canzoni ci sono state spesso invettive contro presunti fidanzati e i loro tradimenti: possiamo citare Si te vas, Objection, Don't bother, per dire le più famose. Adsso Shakira ci porponte un duetto con un gruppo messicano dal titolo El Jefe, ovvero il capo, una canzon e dal forte contenuto sociale, e anche dal linguaggio insolitamente colorito per Shakira "ho un capo di merda che non mi paga bene" recita il brano prima di chiamare l'interessato "gran figlio di Puta".

Anche in questa canzon non mancano un paio di frecciate a Pique e anche al suocero, e ci è un adedica ad una governante di casa Shakira brutalmente licenziata dall'ex campione del Barcellona per aver svelato a Shakira il tradimento. " Lili Melgar, questa canzone è per te che non ti hanno pagato la liquidazione" dice esplicetamente Shakira. Insomma una Shakira di lotta e di governo, il cui prossimo disco promette di essere una bomba di suoni, colori, e forse anche di invettive, Vedremo e per ora godiamoci questo simpatico ed orecchiabile brano



sabato 9 gennaio 2021

Recensione: Plastic Heart di MIley Cyrus


 La piccola Miley, già star della Disney nella seconda metà della decade precedente, è cresciuta. Non sto intendendo sul piano fisico e della età, questo è del tutto ovvio, ma artisticamente. Lo si era visto già nei precedenti dischi,  in particolare Forever Young, ma questo è ancora più chiaro dall'ascolto attento dell'ultimo Plastic Heart, il cui unico difetto è che avrebbe potuto essere anche migliore.

In questo disco Miley rende più esplicito l'amore che ha da sempre dimostrato verso certo rock anni 70-80, e che si concretizza in un paio di duetti con nomi importanti di quell'epoca, ovvero Billy Idol e Joan Jett. Beninteso la musica di Plastic Heart di base è sempre pop, e sovente dance, ma è indubbio che siano ben presenti e riconoscibili elementi di rock sparsi qui e là come le spezie su un arrosto, non sono la base del piatto ma ne costituiscono un elemento capace di dare un certo gusto e retrogusto piacevole (magari con un vino adatto..)

Il disco si apre con WTF i Know, un pezzo  che utlizza un impianto musicale abbastanza classico nel repertorio di Miley, una base dance a cui si sovrappone un arrangiamento più rock nel ritornello. un discreto pezzo. Meglio il secondo pezzo, la title track Plastic Heart, più vicina ad uno stile pop-rock di impianto classico, molto gradevole ed anche trascinante, in cui si distingue un buon assolo di chitarra elettrica nel bridge. Il terzo pezzo Angels Like you, è invece una ballata che inizia in modo quasi timido, per poi crescere man mano e ricorda il materiale del precedente FOrever Young. Prisoner propone un duetto con l'emergente star della nuova dance Dua Lipa, ed è sicuramente il dbrano dal maggiore appeal commerciale, e bisogna dire che assolve senza problemi il suo ruolo, anzi direi che è meglio del prevedibile. Esiste anche una versione rock che è semplicemente travolgente ed è un peccato non sia stata offerta al pubblico (almeno in questa edizione del cd). Gimme what I want per quanto mi riguarda è di sicuro il brano meno riuscito ed interessante del disco. L'arrangiamento risulta piuttosto pesante, e la canzone abbastanza strasentita, diciano sullo stile di ciò che ha prodotto Lady Gaga negli ultimi 12 anni. 

Per fortuna subito dopo  giunge Night Crawling, ovvero il duetto con Billy Idol, ed è letteralmente un'altra musica. Batteria pesante, tastieroni e chitarre ruggenti, nulla da invidiare ai brani  fra il punk ed il pop che hanno reso famoso Bily nei promi anni 80. Il duetto fra i due è poi pura materia incandescente. Decisamente sì. Il cd da qui compie come un salto di qualità. Ed ecco Midnight Sky, dalle atmosfere suadenti ed avvolgenti, seguita da High, una ballata in stile country, come quelle degli ormai lontani esordi di Miley, uno stile che, a mio modesto avviso, le si addice totalmente. Anche la successiva Hate me è una ballata seppure con uno stile più moderna e, nondimeno è riuscitissima. A seguire l'altro duetto con Joan Jett che, però, rispetto a quello con Billy Idol mi pare meno riuscito, ritornello carino e orecchiabile, ma la parte della strofa la trovo decisamente rivedibile, Never Be me è un'altra ballata, forse un po' scontata, ma sicuramente gradevole ed orecchiabile. Chiude il tutto Golden G Strings, un'altro brano lento ma dalle caratteristiche diverse dai precedenti. 

In conclusione si tratta di un'ottimo album, guastata da un paio di canzoni non del tutto all'altezza, che certo non rappresenta un capolavoro assoluto della musica pop, ma che di sicuro assicura un gradevole ascolto riservando anche alcune sorprese. Rimane il dubbio, avendo ascoltato alcuni inediti, che il disco avrebbe potuto essere anche migliore.

Voto 8,5


giovedì 3 dicembre 2020

Recensioni: Smile di Katy Perry


 Quinto disco di Katy Perry  (ma sesto se consideriamo il disco uscito sotto il suo vero nome di Katy Hudson nel lontano 2002) Smile si pone in un modo alquanto enigmatico nella discografia della cantante  e autrice californiana. Partita dal pop-rock di One of the Boys per approdare a lidi decisamente più pop nei successivi Teenage Dream e Prism, per poi virare verso una versione più dance con il problematico Witness, ora Katy, da poco diventata madre, sforna un lavoro che, pur essendosoto il profilo strettamente musicale un proseguio di Witness, se ne differenzia sul piano dei contenuti, e lascia intendere un possibile sviluppo verso altre direzioni, anche perché è difficile pensare che una carriera così piena di sorprese e cambiamenti possa fermarsi in uno stile.

Il disco si può dividere in varie tematiche che vengono affrontate, che possiamo dividere in 4 categorie: Amore, Resilienza, Autoaffermazione e Gioia. Ecco, la cosa che più emerge dall'ascolto del disco è questa atmosfera non semplicemente e magari supeficialmente allegra, ma sintomo di una felicità raggiunta, una completezza data anche dalla maternità e dall'aver raggiunto un equilibrio come personale. Seppure personalmente ho sempre amato la prima versione di Katy Perry, e diciamo pure che seppure né Witness né questo disco mi soddisfino del tutto dal punto di vista della veste musicale, non si può negare che questo disco sia un disco "felice", che sprizza ottimismo e gioia di vivere, pur nelle difficoltà e nella complessità del mondo moderno, come nell'emblematica "It's not the end of the world" uno dei pezzi migliori   Daisy, Resilient, Champagne Problems, evidente omaggio alla dance fine anni 70. la ipnotica Harleys in Haway, la coinvolgente Cry about it later, e la ballata finale What makes a Woman si segnalano tra le canzoni più valide .  Il senso del disco, come anche della copertina, a mio modo di vedere molto azzeccata, si può trovare nella consapevolezza che, anche se la vita può darci motivi di tristezza e malinconia, bisogna sempre trovare la forza, la resilienza dentro di noi, per tornare a sorridere , senza piangerci addosso.

 In definitiva un disco tutt'altro che disprezzabile, e spiace l'insuccesso che ne ha caratterizzato il percorso commerciale, ma forse potrebbe anche essere un bene, che potrebbe spingere Katy a regalarci quel disco acustico promesso anni fa, e che stiamo ancora aspettando.

voto 8

venerdì 27 novembre 2020

Recensioni: Album no 8 di Katie Melua

 Katie Melua è una delle cantanti più brave e sottovalutate degli ultimi 20-30 anni. Dal 2004 ad oggi ha sfornato la bellezza di 7 album, sempre muovendosi con grazia ed infinito stile fra vellutate atmosfere jazz sprazzi di blues, escursioni nel folk (particolarmente nel cd In Winter) e rari esperimenti pop o rock, senza mai praticamente deludere, persino i suoi dischi più deboli (per quanto mi riguarda House. Questo album, semplicemente titolato Album no 8,  è un ulteriore passo in avanti. Ormai emancipatasi dalle ali del pigmalione Mike Batt, Katie sembra essersi indirizzato verso un suono acustico, magari supportato da un accompagnamento orchestrale raffinato e mai banale, lasciando da parte atmosfere jazz e blues. A mio modo di vedere questa è una mossa vincente, non ho mai trovato la sua voce, peraltro tecnicamente perfetta, particolarmente adatta a quello stile, mentre nelle ballate acustiche o melodiche, la sua voce dolce e suadente è la vera ciliegina sulla appetitosa torta musicale. Torta musicale composta da 10 canzoni quasi tutte di notevole bellezza, tra cui si segnalano English Manner, Airtime, Joy, you longing is gome, e che tocca il vertice nella meravigliosa Headin Home,  canzone sulla necessità del tornare a casa e ritrovare i propri affetti. Un disco suadente il cui ascolto è ideale per riprendervi dopo una dura giornata lasciandovi cullare dalle note e dalla voce di Katy. Magari manca qualcosa per farne un capolavoro, ma in fondo non è poi così importante.

Voto : 9

domenica 13 ottobre 2019

Dane Birch: in it for the race

Tra i vari ritorni di questo periodo si segnala quello di Diane Birch, che si segnalò ormai 10 anni fa per l'interessante Bible Belt trascinato da brani qual Fools e Nothin but a Miracle. A questo seguì l'altrettanto interessante Speak a little louder.
 Succesivamente Diane, che sembrava destinata al ruolo di star, decise di proseguire come indipendente, una scelta coraggiosa ma difficile, e come spesso accade è rimasta un po' ai margini, nonostante l'ottimo "Nous" un Ep uscito solo 3 anni fa composto da 7 canzoni di grande intensità, son un approccio musicale quasi sperimentale (ma potremmo togliere il quasi).
E' quindi una piacevole sorpresa tornare a risentirla con il nuovo singolo (si dice ancora così?)
In it for the race, un brano che ci riporta verso quel tipo di sonorità che avevamo apprezzato soprattutto all'inizio della carriera musicale di questa straordinaria artista.
Non resta altro che aprire i padiglioni auricolari e godersi la musica.



lunedì 8 luglio 2019

Gabriella Cilmi Nuovo singolo

Correva l'anno 2008 ed una piccola e giovanissima australiana di origini italiane cantava una canzone dall'irresistibile ritornello che  recitava "Nothing Sweet about me ". Quella ragazza si chiamava Gabriella Cilmi, e arrivò in cima alle classifiche dei più importanti paesi con quella canzone e l'album che la conteneva, Lessons to be learned.
Quello stesso anno Gabriella trionfò agli ARIA, i premi discografici australiani, aggiudicandosi ben 5 premi. Due anni più tardi ci riprovava con Ten, un Cd che la mostrava con una nuova veste musicale, passando dal soul tinto di rock e blues del fortunato esordio ad una musica decisamente più pop e dance. Seppure il cd non fosse scadente, di certo deludeva le aspettative di chi pensava di aver trovato l'erede di Janis Joplin, a cui Gabriella si ispirava non troppo lontanamente. I risultati commerciali furono anche peggiori di quelli artistici. Poi la scelta di tagliare i ponti con la casa discografica, cercando una nuova purezza e spontaneità con un album, The Sting autoprodotto e senza i troppi compromessi  precedenti. I risultati artistici furono interessanti ma discontinui, e senza l'appoggio di una casa discografica il lavoro non ebbe il successo che meritava. Dopo un periodo con il gruppo fondato dal fratello ,gli All kings and Queen, ecco che Gabriella ci riprova con un nuovo (per ora) singolo, intitolato Ruins, he torna alle atmosfere di Lessons: soul emotivo e trascinante, sottolineato ed avvalorato da una voce che ha guadagnato con gli anni maturità.
Forse il successo di un tempo è irripetibile, ma questo brano merita davvero (più di) un ascolto.
Garantito.


sabato 23 febbraio 2019

Recensioni: Avril Lavigne Head Above Water


Dopo un lungo periodo di assenza discografica sulle cui ragioni non mi dilungo poiché sono abbondantemente conosciute, Avril ha pubblicato il suo sesto lavoro, forse il lavoro più ambizioso della sua carriera, un lavoro profondamente diverso da quanto la cantautrice canadese aveva proposto fino ad ora, ed in cui il processo di maturazione iniziato da Goodbye lullaby, e parzialmente interrotto dall’incerto Self titled (che era un mix di vecchio e nuovo senza una precisa direzione) raggiunge il suo apice.
Analizziamo il cd quindi track by track

HEAD ABOVE WATER
Il Cd inizia con la title track. Un pezzo già uscito come singolo e caratterizzato da una musica solenne Al piano si uniscono gli altri strumenti dalla chitarra alla batteria ai violini.
Il testo racconta il dramma della malattia che la cantautrice di Toronto ha dovuto affrontare e la sua lotta per uscirne,
“La Mia vita  è la cosa per cui sto lottando” proclama drammaticamente Avril in riferimento alla malattia che l’ha colpitail testo diventa una invocazione nel ritornello, quanto mai struggente,
- Dio tieni la mia testa fuori dall’acqua, perdo il mio fiato quando sono sotto
vieni a salvarmi
Aspetterò sono troppo giovane per addormentarmi.-
Non lasciare che affoghi”

la parte finale diventa più rock, ma tutto il pezzo ha una forza difficilmente risContrabile nella musica attuale. 
BIRDIE
la canzone inizia con delle note di piano, appena accennate. Anche questo è un pezzo drammatico in cui Avril si paragona ad un uccellino rinchiuso in una gabbia, metafora di una relazione chiusa e frustrante, ma forse riferita anche ai suoi problemi di salute
La voce di Avril raggiunge momenti altissime di coinvolgimento, e l’accompagnamento musicale, caratterizzato da una forte batteria, aggiunge ulteriore forza. Un brano molto bello anche questo che cresce con gli ascolti 
I FELL IN LOVE WITH THE DEVIL
Dopo un inizio così forte si potrebbe pensare a qualcosa di più leggero, ed invece no, perché la terza traccia è uno dei pezzi più complessi musicalmente che sia stata partorito dalla mente di Avril. il brano viene introdotto da un solenne strumentale di violini prima dell’inizio del brano vero e proprio . Ancora un volta la voce di Avril la fa da padrona, su un accompagnamento musicale, tanto (apparentemente) scarno quanto efficace
Mi sono innamorata del diavolo e ora son  nei guai, mi sono innamorata del diavolo sono sotto il suo incantesimo” ovviamente non si riferisce al diavolo ma anche in questo caso ad una relazione sentimentale non felice
Il pezzo procede sempre più drammatico, anche qui un pezzo che fa sentire i brividi lungo la schiena, un arrangiamento incredibile, che crea atmosfera al tempo cupe e sognanti 
TELL ME IT’S OVER
 Finalmente un attimo di tregua sul piano emotivo, ma anche con questo brano Avril ci sorprende con un pezzo soul anni 50 che sembra uscito dalla discografia di Ella Fitzgerald. un brano estratto com secondo singolo e passato ingiustamente inosservato, poiché se certo non c’è l’innovazione dei brani precedenti, non si può no riconoscere la grande gradevolezza del brano in questione. Ed anche Qui voce e arrangiamento sono a livelli altissimi 
DUMB BLONDE
Questo è l’unico brano che si può definire, più o meno, un brano alla Avril Lavigne.
In realtà anche qui ci sono molte novità rispetto a brani come Girlfriend o la “famigerata” Hello Kitty, Il brano inizia con una rappata su una specie di marcetta militare, la strofa ricorda un po’ Walk like an egiptian delle Bangles, per poi diventare vagamente rock, e poi riesplodere in un potente ritornello a metà fra il rap ed il rock. Il testo prende in giro gli stereotipi maschilisti sulle bionde sceme di cui Avril è stata vittima e si riferisce in particolare a qualche fidanzato o forse discografico che l’ha sottovalutata. Qualcuno ha detto che la canzone usa gli stereotipi che contesta, ma è proprio questa la sua forza! mai sentito parlare di “effetto spiazzamento” Ironia etc etc? Il pezzo è divertente ma certo non è a livello del resto dell’album diciamo che è una allegra scampagnata dopo una settimana di dura lotta. Ci sta bene insomma 
IT WAS IN ME
  Questa canzone è indubbiamente uno dei vertici espressivi dell’album, un pezzo che si ricollega alla famosa I’m With you del primo album Let go, e ne è quasi un completamento. Se all’epoca Avril era una giovanissima ragazza che cercava  qualcuno che la sostenesse e  non la facesse sentire sola e sperduta ora Avril è una donna adulta che ha trovato dentro di sé la forza per resistere
“Ora lascia che mi senta ubriaca anche se sono sobria. lascia che mi senta giovane anche se sono più vecchia, lascia che mi senta orgogliosa anche se è finita, Alla fine ho capito che per tutto questo tempo era dentro di me, del tutto dentro di me” Anche la musica ricorda vagamente i tempi del primo album, ma con arrangiamenti ancora una volta maestosi. E ancora una volta la voce di Avril è semplicemente meravigliosa
SOUVENIR
Anche questo è un pezzo che ricorda un poco la Avril degli esordi, ma forse ha più somiglianze con un’altra eccellenza musicale canadese, ovvero Alanis Morrissette, da sempre riferimento per Avril. Potrebbe anche ricordare alcuni pezzi del precedente Self TItled, ma è molto più convincente di questi
 CRUSH
E di nuovo con questo pezzo abbiamo una Avril  in versione Soul con risultati addirittura superiori alla pur ottima Tell me it’s over. pezzo perfetto nulla da aggiungere
GODDESS
La chitarra  acustica è la protagonista di questa canzone, dai toni lievi, dove, dopo tanti acuti, Avril torna su tonalità più basse, per poi risvegliarsi nel ritornello. Un brano carino e rilassante dopo tante emozioni ci sta.
BIGGER WOW
Anche questa è una canzone rilassante, probabilmente il brano più pop del disco, orecchiabile, facile ma di certo non semplicistica, poiché voce e arrangiamento sono ancora  a livelli di eccellenza, il testo è dedicato ad una relazione questa volta felice.
LOVE ME INSANE
Questo brano è di nuovo ispirato ad atmosfere tra il soul ed il jazz, caratterizzato da un contrabbasso (cosa insolita per l’attuale mondo pop ) a cui si aggiunge l’orchestrazione. Il groove della canzone cresce man mano creando ancora una volta delle atmosfere magiche. Ancora una volta Avril fa centro anche con questo pezzo.
WARRIOR
Qui, dopo qualche brano più rilassato, le atmosfere tornano a farsi drammatiche.
Warrior è, difatti, un’altra canzone di forza, di sentimento, dove la voglia di riscatto dalle sofferenze della malattia, ma in generale dalle difficoltà della vita costruiscono un pezzo epico, dalla grande forza emotiva.
“ come un vichingo combatterò attraverso il giorno e la notte- marcerò nell’oscurità fino a che arriverà la luce del giorno”
“perché sono una guerriera, combatto per la mia vita, come un soldato per tutta la notte, e non cederò, sopravviverò”.

Una ballata possente, ben sostenuta dalla batteria, che conclude in modo degno un grande disco, che ci fa ritrovare una delle voci più importanti del pop degli ultimi venti anni. E anche se la parola è inflazionata, si può in questo caso usarla senza troppi problemi per definire questo album.
Capolavoro.
10/10

sabato 12 maggio 2018

Kim Wilde - Kandy Krush ovvero il Ritorno dela Regina !



Dopo u lungo periodo di tempo, durato grosso modo da metà degli anni 90, in cui Kim Wilde, icona sexuy degli anni 80, si era dedicata ad altro, dallla famiglia al giardinaggio, l'artista londinese è tornata sulla scena musicale: prima con qualche tour di carattere nostalgico in compagnia di altri idoli giovanili degli anni 80, poi con progetti discografici veri  e propri come il duetto con Nena (cantante pop-rock tedesca che ebbe successo con 99 baloons) e poi con un disco solista, doppiato oggi da un nuovo cd intitolato "Here comes the Aliens" in cui fa spicco questo video che propone una Kim tornata ai vecchi amori rock degli esordi, con un brano frizzante e pieno di energia che fa un po' rimpiangere i bei tempi in cui anche il po più disimpegnato e "leggero" erano ben tinto di colori e sfumature rock o new wave o punk o hard, mentre oggi vi è un piattume generale con canzoni obbligatoriamente "rappate" e tutte o quasi con lo stesso stile. Quindi non possiamo che dire: bentornata  Kim.

Dio Salvi la Regina del pop inglese !

martedì 19 dicembre 2017

Miley Cyrus- Younger Now

Mi sono sempre chiesto cosa volesse fare da grande Miley Cyrus. Figlia di un musicista country lanciata da giovanissima come star della Disney nel personaggio di Hanna Montana, ha sempre alternato cose carine ed anche interessanti a cadute di tono e gusto impressionanti.  Per ciò è stata a lungo classificata come una delle tante star adolescenziali destinate ad una breve carriera e ad un ancor più breve successo. Eppure il talento lo si intravedeva, ed anche in modo piuttosto evidente. Eppuere la giovanissima Hanna Montana è diventata una giovane adulta, con errori e contraddizioni, e non è sparita nel nulla come molti avevano preventivato e forse sperato. Il problema vero di Miley non è mai stato il talento o la vocazione, ma trovare la sua via. Ed invece è sempre stata indecisa se essere la nuova Britney Spears o la nuova Avril Lavigne, la nuova Rihanna o la nuova Taylor Swift.
Con questo disco Miley fa finalmente la sua scelta e sceglie di essere semplicemente Miley Cyrus: si riappropria delle proprie origini, che non possono altro che essere quelle di famiglia, quelle della country music, debitamente corretta ed interpretata, ma senza stravolgerla o contaminarla di eccessivi elementi del pop commerciale (come invece fatto da molte sue colleghe, la Swift in primis) Il risultato è un disco ottimo, a tratti eccellente, gradevole dalla prima all'ultima canzone. Younger Now è il manifesto programmatico del disco,  mentre Malibu è il suo completamento. Miley passa indenne attraverso un pericoloso duetto con l'icona del country americano Dolly Parton in Rainbowland, per poi gettarsi in atmosfere anni 50 con Week Without you. Miss you so much è una ballata dolce e coinvolgente. la parte migliore del disco è tuttavia la seconda, con brani bellissimi come I would die for you, Thinkin, Bad Moon e Love Someone, sempre con atmosfere fra il country ed il rock vintage.
Il disco si conclude con Inspired, una sorta di appello al perseguire la propria felicità e quella collettiva. Non nascondo che considero questo disco una delle più gradite sorprese dell'anno musicale ormai trascorso ed uno dei migliori dello stesso
90/100

lunedì 11 dicembre 2017

Katy Perry - Witness


Quando ho sentito per la prima volta Witness, l'ultimo disco di Katy Perry, mi sono detto "mi spiace Katy, ma questa volta non te lo compro" . Mi era parso un disco molto ben prodotto, ma troppo lontano dai miei concetti musicali e dagli esordi della cantautrice californiana. Poi, l'ascolto di alcuni brani eseguiti live ed in acustico, ed un secondo ascolto meno superficiale, mi hanno convinto a dargli una chance. D'altro canto il primo ascolto era avvenuto alle 6 del mattino sulle preview di iTunes, insomma non un ascolto molto affidabile. Dopo ripetuti ascolti devo ammettere che mi ero sbagliato, e di grosso. Il disco è certamente molto lontano da One of the boys o dall'Mtv Unplugged, ma anche da Prism e persino da Teenage Dream, ma non per questo è disprezzabile. D'altro canto anche l'ultimo dei Paramore ha poco a che vedere con gli esordi della band statunitense, ma è un signor disco.  Per toranre a Witness, è un disco assolutamente interessante, e che mostra un'artista alla continua ricerca di nuovi stimoli e nuove sonorità, da questo punto di vista risulta il disco più sperimentale della cantante californiana. Come già detto il lavoro di produzione è enorme, ogni canzone è studiata nei minimi particolari, ed il risultato è sicuramente un disco di altissimo livello. Il sound è indirizzato verso la dance/pop, ma mantiene uno standard elevato di qualità esplorando varie sonorità e ritmi. Anche i testi sono da leggere con attenzione. Per venire alle canzoni il disco si apre bene con Witness, e mantiene un profilo alto per quasi tutta la sua durata. Le mie preferite sono Witness, Roulette, il singolo Chained to the rhythm, una delle poche canzoni con un duetto che abbia un senso, Bon Appetit ma soprattutto le (poche ballate) Miss you More, Into me you see e la bellissima Save as Draft. Va segnalata anche Mind Maze, una canzone che come il disco è facile sottovalutare ma risulta poi molto interessante. Tutto perfetto quindi? direi di no, 15 canzoni sono tante ed è difficile mantenere sempre lo stesso livello, e qualche caduta di tono è inevitabile. A mio modo di vedere la caduta di tono più evidente è proprio Swish Swish, canzone scelta come terzo singolo, e che è stata propagandata come una "diss song" nei confonti di Taylor Swift. Ora, le polemiche in musica ci sono sempre state, basti pensare alla celeberrima "l'avvelenata" di Francesco Guccini, dedicata quasi per intero ad un critico che aveva irritato il cantautore bolognese. e tutto sommato fanno parte del gioco. Personalmente quello che non mi piace della canzone più che questo è proprio la canzone in sé, molto banale e poi "impreziosita" da un duetto con Nicky Minaji, che quando si tratta di queste cose non si tira mai indietro, ma che non migliore le cose. Ritengo anche sbagliato averlo scelto come singolo, anche se il video è divertente (ma questo, si sa, è un'altro discorso). A parte questo e forse un altro paio di pezzi, il disco risulta un passaggio di maturazione e sperimentazione molto interessante, e l'ennesimo indizio che, probabilmente, la popstar più trasformista ed innovativa, sia proprio Katy Perry.
voto 85/100

martedì 30 maggio 2017

El Dorado di Shakira. Recensione

El Dorado è l'undicesimo album di studio della cantautrice colombiana, che con più di 100 milioni di followers su Facebook e 3 esibizioni prima della finali dei mondiali di calcio può essere considerata la Popstar più globale degli ultimi 20 anni, con buona pace di Madonna.
El Dorado è un luogo leggendario in cui sarebbero nascoste quantità immense di oro e gioielli preziosi. Per cercare questo luogo furono addirittura organizzate delle spedizioni nel corso del XVI secolo, spesso guidate da avventurieri senza scrupolo.
Shakira ha chiamato questo album come il leggendario tesoro, dedicandolo al suo compagno ed ai suoi flgli, ringraziandoli di avergli fatto trovare questo tesoro, che ovviamente per Shakira più che rappresentare la richezza materiale (che ha raggiunto da tempo) rappresenta la ricchezza e la pace interiore.
Il cuore del Cd a mio avviso è rintracciabile  nelle quattro canzoni scritte insieme a Ochoa, il produttore e songwriter che ha accompagnato Shakira fin dai tempi di capolavori come Pies Descalzos e Donde Estàn los ladrones.  Nada è una stupenda ballata, forse tra le migliori in assoluto scritte da Shakira, poesia allo stato puro, ma non sono da meno Amarillo, con i suoi toni rilassati in cui i colori dell'arcobaleno rappresentano uno stato d'animo diverso, Coconut tree, questa volta in inglese, che ricorda alcune delle cose di Oral Fixation, e la conclusiva Toneladas, che rischia di passare inosservata, anche perché richiede un ascolto attento, dove la voce di Shakira è praticamente lo strumento principale, mentre timide note di tastiera servono a puro scopo di accompagnamento.
Se queste sono cuore e cervello dell'album le gambe, sono rappresentate dalle già note Chantaje, la Bicicleta, Deja vu, tutte canzoni che fanno muovere gambe e fianchi. Chantaje ha uno stile reggaeton un poì pesante, ma non si può negare che il duetto con Maluma sia alla dinamite, come dimostra il miliardo di visualizzazioni raggiunte dal video. La Bicicleta è un brano divertentissimo ed anche qui l'alchimia con il simpatico Carlos Vives è riuscitissima. Deja Vu  con Prince Royce,è una bachata dai toni nostalgici ed anche questo duetto appare eccellente. Per chiudere la quaterna dei duetti ecco Pierro Fiel con Nicky Jam, gradevole ma inferiore ai precedenti. Il singolo Me enamore, è una romantica canzoncina dedicata al suo uomo. Ammetto di aver storto il naso quando è uscita, ma dopo qualche ascolto non si può non  trovarla divertente e rinfrescante come una limonata, anzi un mojito.
Di duetti se ne trovano veramente tanti, forse troppi, ed ecco quindi Trap, ancora con Maluma, dalle atmosfere molto rilassate, che onestamente sfiora la noia, ma che si riscatta con un interessante uso della chitarra elettrica sulle ultime note. Forse un maggior uso di questa avrebbe reso più interessante il pezzo. Un altro duetto riuscito è What we said, con i Magic, con atmosfere orientate maggiormenta verso il reggae, e con un ottimo ritornello.
Tutto bene quindi? Non proprio: What we said infatti è presente anche come Comme Moi, altro duetto questa volta con il cantante rap francese Black M, la cui voce è veramente molto sgradevole e sinceramente non si capisce l'utilità di questa doppia versione. Altrettanto inutile e fastidiosa risulta essere When a Woman, in cui Shakira si è affidata ad uno stuolo di collaboratori esterni, con risultati decisamente mediocri, dal momento che la canzone non riesce né a divertire né ad emozionare, risultando un pastiche di stili diversi senza essere né carne né pesce.
In conclusione possiamo dire che il disco ha i pregi e difetti dell'ultimo omonimo album, vi è un numero eccessivo e non sempre giustificato di duetti e collaborazioni, un certa ritrosia di Shakira a scrivere le proprie canzoni come invece faceva ai bei tempi, e la cosa spiace dal momento che alla fine le canzoni scritte da lei e Ochoa risultano veramente di altra categoria, ma forse la famiglia toglie tanto tempo e distrae Shakira da questo aspetto della sua professione, riducendola ad un ruolo più da cantante che da autrice. Sull'altro lato il disco è complessivamente più riuscito del precedente, maggiormente compatto, sostanzialmente gradevole, a parte quel paio di cadute di tono già elencate, probabilmente può anche guadagnare con il tempo e tra le ultime 4 uscite lo possiamo collocare appena dietro a Sale el Sol come qualità complessiva.
Sul booklet viene riportata una citazione di Pablo Neruda che dà il senso a tutto l'album
Non si sorprenda nessuno perché voglio consegnare agli uomini i doni della terra, perché imparai lottando che è il mio dovere terrestre propagare l'allegria, e compio il mio destino col mio canto.
Ecco,  questo album va preso come un tentativo di portare allegria in un mondo pieno di lotte e a volte crudeltà, questo è il senso, il portare la propria felicità a tutti gli altri. E da questo punto di vista credo che lo scopo sia raggiunto
voto 8

lunedì 24 aprile 2017

Hard Times il nuovo video dei Paramore

A sopresa è uscito Hard Times il nuovo video dei Paramore, che mostra una band con ulteriori cambi di assetto, una Hailey Williams ormai pienamente "padrona di casa" ed un gruppo che fa, neanche troppo velatamente, il verso ai Blondie di "Heart of Glass". Magari aggiungendoci più fantasia e modernità. Anche alcuni particolari nel look di Hailey ricordano la mitica Debbie Harry, per esempio gli occhiali.
Il videp è coloratissimo, la canzone catchy e dance e, nonostante senta già le grida di "venduti venduti" dico che mi piace tanto, ma tanto


sabato 4 marzo 2017

Katy Perry e la critica sociale di Chained to the Rythm

Spesso il mondo del Pop (intendendo qui il pop più leggero) viene criticato, anche con una certa ragione, per la superficialità di certi atteggiamenti, per l'esibizionismo fine a se stesso e per il narcisismo. Ma, aldilà che anche il mondo del rock ha sempre avuto i medesimi difetti, va detto che non di tutta l'erba va fatto un solo fascio, per ogni MIley e Lady Gaga esistono decine di cantanti che danno un senso alla loro arte. Una di queste è Katy Perry, personaggio che ho sempre seguito con interesse, perché si è sempre intravisto sotto acconciature, lustrini e tacchi alti, un vero talento e la voglia di comunicare qualcosa. Negli ultimi mesi la dolce ma anche, all'occorrenza, decisa, Katy è venuta allo scoperto, con un singolo come Rise, ma soprattutto con un forte impegno politico a favore dei democratici di Hillary Clinton, che l'ha portata a twittare Donald Trump rimproverandolo per i suoi atteggiamenti sessisti e razzisti(senza ottenere granché, va detto).
Ora la californiana ha fatto uscire un nuovo singolo accompagnato dal relativo video. Il singolo si chiama Chained to the Rythm, ovvero incatenati al ritmo, e , a prima vista ed ascolto, potrebbe far pensare ad un esempio di innocua pop-dance. In realtà la musica non è affatto banale o scontata, un misto di ritmi dance e rithm and blues con echi soul e reggae. Ma il testo nasconde una critica alla società del divertimento e dello spettacolo, ancora più esplicitato da un video(geniale, oserei dire) che, a prima vista, può sembrare una celebrazione del "divertimose" ma che, attraverso svariate citazioni cinematografiche, (the stepford Wives,  ma anche Videodrome) punta il dito, ironicamente ma anche con decisione, verso una società in cui siamo tutti "incatenati al ritmo" magari quello lavoro/divertimento, e come cavie facciamo girare la ruota al ritmo che ci impongono, pensando di vivere felici dentro quello che, pensiamo essere un paradiso, ma è il paradiso dell'Oblio (oblivia è il nome del luna park) in realtà è un incubo, ed anche il messaggio rivoluzionario lanciato da Skip Marley (figlio di Bob Marley, presenza di certo non casuale) non modifica la nostra realtà di wasted zombie (Zombie ubriachi). Aprire gli occhi come fa la protagonista è un inizio, ma basterà?


lunedì 26 dicembre 2016

Best songs 2016: le migliori 20 canzoni del 2016- seconda parte

Seconda parte: arriviamo alle magnifiche 10:

Numero 10: Sarah Packiam- Lonely Lady
Sarah è tanto sconosciuta quanto brava: questa è più o meno l'unica canzone che ha fatto uscire quest'anno ed è, più o meno, un capolavoro

Numero 9 Sarah Jarosz- Lost Dog
Sarah è la migliore cantautrice folk attuale. e questo Lost Dog, tanto minimalista quanto magnifico, ne è una prova lampante

Numero 8: Katie Melua -If you are so beautiful
Canzone natalizia presa dalla tradizione dell'Est europa, da ascoltare ad occhi chiusi e lasciarsi trasportare in paesaggi da incanto


Numero 7: Katy Perry -Rise
Con questo brano, intenso e solenne, Katy Perry dimostra di essere ben di più della ennesima "reginetta del Pop". La storia mi darà ragione


Numero 6 Alicia Keys- Halleluja 
Alicia Keys ha fatto un disco bellissimo, molti pezzi sono rimarchevoli, quello che mi pare migliore è questo, ed evitiamo pure stucchevoli paragoni 
 

Numero 5 Pretty Reckless- Already Dead
Altro pezzo dei Pretty Recless, non è colpa mia se è un gran disco, e questo pezzo trasuda blues da tutti i pori

Numero 4: Green Day : Troubled times
Perfetto esempio di Punk-pop dai Green Day, orecchiabile, aggressivo, veloce, irresistibile.

Numero 3: Sum41-
Un brano complesso che dimostra la ormai assoluta completezza artistica dei Sum41, con le sue alternanze musicali e cambi di ritmo devastanti
Numero 2 Rihanna- Love on the Brain
Questo pezzo è una meraviglia soul, un brano da altri tempi.
 Punto e a capo.

Numero 1: David Bowie- Lazarus
Confesso che l'ultimo disco di Bowie non riesce ad entusiasmarmi.
Però questo Lazarus è una gemma, oscura e crepuscolare, e mi pareva giusto metterla al primo posto, come omaggio ad un grande che ci mancherà


domenica 25 dicembre 2016

Best 2016 songs- le migliori del 2016- Prima parte

Fine anno ed impazzano le classifiche più o meno sensate sul migliore disco, la migliore canzone, il miglior panettone ed il miglior tacchino al forno. It's only rock'nroll non può mancare all'appello e quindi vado di soggettivissima classifica: se non vi piace siete dei sarchiaponi!

Numero 20  Rag'n'Bone; Human
Non mi piace tantissimo, però è sicuramente la sorpresa dell'anno: Un bianco che canta come un nero! Non ditelo a Donald Trump, potrebbe non gradire !


Numero 19: Carlos Vives Ft Shakira: La Bicicleta

UN video ed una canzone estiva, leggera ed irresistibile: vamos a Bailar!!


Numero 18:  Rolling Stones: Ride on 'em down
I Rolling dimostrano che, nonosta gli "anta" siano  stati raggiunti e superati da un pezzo sanno ancora fare blues come pochi altri!


 

Numero17 :The Last Shadow Puppets-Is this what you wanted
Un singolo inaspettato da una band inaspettata: pop, di classe e retrò quel tanto che basta.






Numero16 ; The Pretty Reckless- Living in the storm
The Pretty Reckless sono maturati, lo dimostrano con questo pezzo di grande spessore e rock



Numero 15: Iggy Pop- Paraguay
Il vecchio Iggy ogni tanto qualche zampata la mette a segno ancora, come in questo Paraguay che ricorda le cose migliori (ovvero quasi tutte) di Brick by Brick ed American Cesar

Numero 14: Green Day -Bang Bang
Un pezzo che spacca di bestia : punto e basta.   

Numero 13: Tonight Alive- How does it feel?
Forse l'ultimo loro lavoro non è riuscito del tutto, ma questo pezzo è una vera bomba pronta ad esplodere !


Numero 12 : Diane Birch  - Kngs of Queen
Cantautrice molto brava e sottovalutata lavora lontanta dai riflettori, poi tira fuori perle come questa.
 

Numero 11- Sum41 - Breaking the chain
Ho già detto che il loro ultimo disco è ottimo? bene allora lo ridico, il loro ultimo disco è fottutamente ottimo !
 

martedì 20 dicembre 2016

Katie Melua: In Winter -recensione

Settimo disco in Studio per la dolce Katie Melua, cantante di origini giorgiane trapiantata (con successo) in Gran Bretagna, prima a Belfast, dove suo padre, apprezzato chirurgo, si trasferì per esercitare la sua professione, poi a Londra, dove capì che il suo futuro non sarebbe stata di Dottoressa, ma di cantante e musicista.
Tutto sommato meglio così, anche se penso che mi sarei fatto curare volentieri da Katie...
Ma torniamo a questo disco, dove Katie  riscopre le sue origini, non solo georgiane, ma direi est-europee.
Il disco si intitola Winter, ovvero inverno, e di fatto è un disco, se non proprio natalizio, diciamo invernale, adattissimo alle lunghe serate fredde e nebbiose, magari anche nevose.
Nel disco sono presenti diversi brani presi dalle tradizione folk orientale: l'iniziale Schhedryk (The Little swallow), dalla tradizione Ucraina, Leganelul lei lisus (The cradle) dalla tradizione della Romania, Tu ase Turpa Ikavi (you're so beautiful) dalla tradizione della Georgia e il vero e proprio canto di Natale Nunc Dimittis un canto della Chiesa Ortodossa Russa. A dare man forte a Katie è il Gori's Women Choir, gruppo corale di Gori.
IL resto del disco mantiene le caratteristiche di suadente dolcezza e serena malinconia che ben si adattano ai tempi invernali e natalizi. tra le altre  canzoni spiccano River, cover di Joni Mitchell, la evocativa Plane song e Perfect world, dovute invece queste alla penna di Katie,fino alla chiusura con Holy Night, che chiude perfettamente questo viaggio fra le tradizioni natalizie approdando finalmente in terra inglese (anche se l'originale è francese)
Un disco che forse qualcuno troverà noioso, io invece trovo assolutamente affascinante, adattissimo alle lunghe serate invernali, da sentire mentre si mangia, o ci si rilassa sul divano, magari vicino ad un caminetto accarezzando il gatto e guardando fuori dalla finestra la neve cadere...



mercoledì 5 ottobre 2016

Sarah Packiam : Unplugged Album and video

La bravissima Sarah Packiam ha regalato ai suoi fans un EP di canzoni live eseguite rigorosamente in Unplugged, un modo etico, ecologico e sostenibile di fare musica (scherzo ovviamente)
Peccato che il disco non sia praticamente reperibile in formato non digitale, non ci sia un DVD, insomma quando uno non è famoso diventa un casino riuscire ad ascoltarlo o vederlo come si deve.
Al disco partecipa metà band di Shakira, oltre al solito Tim Mitchell, che ha già collaborato spesso con la cantautrice irlandese trapiantata a Miami, anche il tastierista Menendez ed Olgui Chirino, ma ci sono altri collaboratori come George Noriega
In attesa che Shakira se la porti dietro come Opening Act dei suoi concerti, non ci resta che ascoltarla




domenica 17 luglio 2016

Katy Perry - Rise (NBC Olympics video)


Stamattina vengo a sapere che è uscito un nuovo singolo (e quindi presumo che sia uscito anche un video ) di Katy Perry, ormai regina incontrastata del Pop made in USA. Vado su Youtube, magari aspettandomi un brano abbastanza scontato e di facile presa. Surprise!
Difatti mi trovo di fronte ad un brano serio, solenne, raffinato e potente al tempo, persino commovente. IL brano si chiama Rise e, se non ho capito male, fungerà da sigla televisiva delle trasmissioni olimpiche della Tv NBC. Meritava magari qualcosa di più, ma sono sicuro che durerà molto di più delle Olimpiadi.

giovedì 14 luglio 2016

Rihanna - Sledgehammer (From The Motion Picture "Star Trek Beyond")



Rihanna non sta ferma un secondo, dopo i duetti, i video "una tantum", L'album, altri video tratti dall'album, il featuring con Calvin Harris (la cosa meno interessante di gran lunga, IMHO) ed il tour promozionale (ancora in corso e che ha fatto tappa proprio ieri anche a Milano) eccola nella colonna sonora dell'ultimo Star Trek

Canzone solenne ed intrigante, video molto bello (si vede che c'hanno buttato dentro i dollari avanzati dal set, che non devono essere stati pochissimi....

martedì 28 giugno 2016

La violenza contro la musica : il caso di Christina Grimmie


Qualche giorno fa si è consumata l'ennesima brutale tragedia causata dalla vendita faciel delle armi in USA: un presunto "fan ha ammazzato una giovanissima cantante, Christina Grimmie, una delle partecipanti al popolare show "the Voice".
Voglio essere chiaro , di questo omicidio non è responsabile solo l'esecutore materiale, ma tutto il sistema giudiziario e politico degli USA, un paese che pretende di insegnare agli altri la democrazia ma dovrebbe, molto probabilmente, impararla dagli altri.
Un omicidio che colpisce ancora una volta, dopo i fatti di Parigi del novembre 2015, la musica, i suoi fan, ed i suoi protagonisti.
L'odio e la violenza sono contro la musica perché la musica è un messaggio di unione e pace che travalica i paesi, i continenti, le classi sociali, le divisioni di genere. Per questo i fanatici di tutti i tipi (ripeto di tutti i tipi) la odiano.
Ricordiamo Christina e  il suo sogno spezzato con la sua voce, il suo talento, la sua govinezza.