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giovedì 28 dicembre 2017

recensioni 2017

Vi sono un poì di dischi che ho ascoltato in questo 2017, e non avendo tempo per dedicare grande spazio per ciascuno di loro concentrerò in questo post

Paul Weller: a Kind Revolution: Dopo il mezzo passo falso di Saturn Il buon vecchio Paul torna ad una formula musicale più consona al suo stile ed al suo talento: il risultato è indubbiamente buono, ma non forse buono quanto avrebbe potuto essere. Alcuni brani sono magnifici, altri risentono  un po' troppo dello sperimentalismo forzato a cui sono sottoposti. per cui la canzone inizia con uno stile ma poi ne viene introdotto in modo forzato un altro. Tutto ciò va a scapito della semplicità della musica, che secondo chi scrive, è il vero segreto (di Pulcinella, ma sempre segreto) per arrivare al cuore di chi ascolta. Non è male come cd alla fine, e rimane di una spanna o forse due sopra alla media dei lavori attuali, ma da Paul Weller io mi aspetto sempre qualcosa di più : voto 7,5


Sheryl Crow: Be Myself : Essere se stessi: questo l'intendimento, non certo nuovo, dell'ultimo Cd di Sheryl Crow, una delle più brave (probabilmente la più brava) cantautrice degli ultimi 20/25 anni. Per far questo la brava e tenace Sheryl recupera il suono d'antan, quello dei primi dischi, in particolare di The Globe Session, che rimane il suo disco più ardito e più riuscito. Qualcuna magari potrà arricciare il naso, parlando di mancanza di fantasia o nostalgia. Io credo sia un disco molto onesto,magari non così bello come la font edi ispirazione, me nemmeno poi così lontano da questo. E riuscire ad essere ancora così fedeli a se stessi a 50 anni di età suonati, non mi pare poca cosa, propio per niente. Forse sono un po' generoso, ma credo che un 9 ci stia tutto, quantomeno per il coraggio e la coerenza


John Mayer: The search for everything : John Mayer propone con questo suo cd una musica molto soft, improntata sempre al blues e ad al country (forse più verso quest'ultimo) ma anche con aperture verso il soul (come nella straordinaria Helpless) generi  musicali che Mayer rivede attraverso la sua particolare sensibilità artistica. Mayer è uno dei personaggi più sottovalutati dell'attuale scena statunitense e mondiale, a vantaggio di personaggi il cui talento è discutibile, ma sappiamo come funziona presso i cosidetti critici... Io nel mio piccolo non posso che consigliare caldamente questo cd, uno dei migliori della stagione voto 9



Dua Lipa : Dua Lipa: La giovanissima cantante di origini kossovare è indubbiamente le rivelazione pop dell'anno. Dotata di una voce calda e potente, su cui comunque deve lavorare ancora molto per portarla a livelli di eccellenza assoluta, con questo primo disco riesce non solo ad intrattenere l'ascoltatore, ma ad accalappiarlo in modo inaspettato. Il disco in sé per sé non è che sia gran cosa, suoni elettro-pop, qualche ballata, qualche brano più dance,  ma il tutto suona in modo dannatamente gradevole e seducente. Le nuove regole di Dua rischiano di essere quelle che domineranno il pop del prossimo decennio. E a me va pure bene così. voto 8,5


Queens of the stone age: Villains : il precedente disco era qualcosa di magico, di maestoso, pieno di sonorità che potrei definire solenni. Purtroppo questo seguito delude. Il quintetto non riesce a staccarsi dai propri cliché riproponendo sonorità già usate ed abusate ed i tentativi di rinnovamento non convincono appieno. Tuttavia qui e là qualche graffio rimane inciso sulla giacca di pelle. Diciamo 7








Foo fighters: Concrete and gold: Viceversa i Foo Fighters, nonostante i 20 anni e più passati sui palcoscenici, non sembrano invecchiare mai. Evidentemente Dave Grohl e compagni hanno ancora tanto da dire. Basti sentire la prima canzone del disco, TShirt, che inizia timidamente, con note acustiche appena sussurrate per esplodere in un momento che ricorda i gloriosi Pink Floyd (a me, almeno) per capire quanto quest gruppo padroneggi la materia rock sulla quale scolpisce le sue opere.
Già perché di vere e propria opera d'arte possiamo parlare, senza se e senza ma, e seppure il disco si perda inizialmente un poco dietro a qualche Ledzeppelinismo di maniera (se mi passate il neologismo) da Dirty Water in poi siamo veramente al meglio della loro produzione voto :8,5




martedì 19 dicembre 2017

Miley Cyrus- Younger Now

Mi sono sempre chiesto cosa volesse fare da grande Miley Cyrus. Figlia di un musicista country lanciata da giovanissima come star della Disney nel personaggio di Hanna Montana, ha sempre alternato cose carine ed anche interessanti a cadute di tono e gusto impressionanti.  Per ciò è stata a lungo classificata come una delle tante star adolescenziali destinate ad una breve carriera e ad un ancor più breve successo. Eppure il talento lo si intravedeva, ed anche in modo piuttosto evidente. Eppuere la giovanissima Hanna Montana è diventata una giovane adulta, con errori e contraddizioni, e non è sparita nel nulla come molti avevano preventivato e forse sperato. Il problema vero di Miley non è mai stato il talento o la vocazione, ma trovare la sua via. Ed invece è sempre stata indecisa se essere la nuova Britney Spears o la nuova Avril Lavigne, la nuova Rihanna o la nuova Taylor Swift.
Con questo disco Miley fa finalmente la sua scelta e sceglie di essere semplicemente Miley Cyrus: si riappropria delle proprie origini, che non possono altro che essere quelle di famiglia, quelle della country music, debitamente corretta ed interpretata, ma senza stravolgerla o contaminarla di eccessivi elementi del pop commerciale (come invece fatto da molte sue colleghe, la Swift in primis) Il risultato è un disco ottimo, a tratti eccellente, gradevole dalla prima all'ultima canzone. Younger Now è il manifesto programmatico del disco,  mentre Malibu è il suo completamento. Miley passa indenne attraverso un pericoloso duetto con l'icona del country americano Dolly Parton in Rainbowland, per poi gettarsi in atmosfere anni 50 con Week Without you. Miss you so much è una ballata dolce e coinvolgente. la parte migliore del disco è tuttavia la seconda, con brani bellissimi come I would die for you, Thinkin, Bad Moon e Love Someone, sempre con atmosfere fra il country ed il rock vintage.
Il disco si conclude con Inspired, una sorta di appello al perseguire la propria felicità e quella collettiva. Non nascondo che considero questo disco una delle più gradite sorprese dell'anno musicale ormai trascorso ed uno dei migliori dello stesso
90/100