martedì 31 dicembre 2013

Il meglio ed il peggio del 2013

Come d'uopo a fine anno anch'io compilo le mie classifiche, ma almeno con la coscienza che queste sono le mie preferenze personali, e limitate a ciò che ho ascoltato per intero, e non per sentito dire, più cià che avrei dovuto ascoltare con più attenzione e mi riprometto di fare nel futuro
andiamo quindi con le classifiche del meglio ed anche del peggio dell'anno

TOP TEN CD

1) Manic Street Preachers -Rewind The Film
2) -Diane  Birch -Speak a little Louder
3) Paramore- Paramore
4) Avril Lavigne - Avril Lavigne
5) Queens of the Stone Age -Like Clockwork
6) John mayer -Paradise Valley
7) Sheryl Crow -Feels Like Home
8) Katy Perry - Prism
9) Billy Bragg - Tooth and Nail
10) Billie Joe & Norah Jones - Foreverly

TOP 3 Video

1) Katy Perry - Unconditionally
2) Avril Lavigne - Rock & Roll
3) Mika& Ariana Grande - Popular Song

Worst Cd

Lady gaga - Artpop

Esordio pop più sopravvalutato
 Lorde - Pure Heroin

Gruppo rock più sopravvalutato
Arcade Fire

Disco più deludente
Beyoncé -- Beyoncé

Da Ascoltare meglio
Pearl jam, Placebo, Sarah jaffe,









sabato 28 dicembre 2013

Su "Beyoncè", o di come il pop divori se stesso

Come forse qualcuno di voi saprà, è uscito  " a sorpresa" la scorsa settimana il nuovo"self titled" disco di Beyoncé, cioè a dire chesi chiama appunto Beyoncé (lamoda dell'anno, lei arriva buona ultima).
Il disco è uscito, inizialmente, solo su Itunes (non è la prima nemmeno in questo) e viene definito un visual cd poichè ogni canzone è accompagnata da un video (ed in fondo, anche qui, non fa molto di diverso da quello che accade per certi dischi di successo da cui vengono tratti 7-8 video).
Qual'è la novità? Nessuna, tranne che B, dichiara che la sua è una "dichiarazione artistica"-
MI mancava questa dichiarazione...
Sia chiaro, apprezzo Beyoncé, è una cantante dal talento straordinario, anche se talvolta mal indirizzato o mal sfruttato, ma qui mi è scaduta tanto.
Ne ho le scatole piene di musicisti e cantanti che, per darsi un tono e "credibilità artistica" cercano al di fuori di quello che è il loro specifico campo d'attività questa "credibilità". In fondo la musica è un'arte, e quindi un musicista dovrebbe cercare di fare al meglio quello.
Cercare nelle arti visive, o in quelle cinematografiche, o altro una credibilità vuol dire ammettere implicitamente che non se ne ha alcuna nel proprio campo.
Poniamo che un pittore faccia una mostra. può anche abbellirla con una musica di sottofondo, oppure organizzare un ricevimento con cibarie, ma non è per questi elementi esterni che la sua opera andrebbe valutata.
IL punto più ridicolo di questa tendenza è stato Artpop di Lady Gaga (e chi, senno?) che ha urlato al mondo che lei ha omaggiato l'arte del pianeta, che l'arte è nel pop e il pop nell'arte per poi defecare un pessimo disco con una copertina simpatica, ma per nulla artistica.
Andy Warhol, quello vero, fece la cover dei Velvet Underground, ma lui in quel progetto c'era coinvolto, e non è la cover quella che ha fatto la storia. La copertina di London Calling dei Clash, con Paul Simonon che spacca il basso, è quanto di più artistico ci si possa aspettare da una cover, ma Paul Simonon, che era uno studente d'arte, disegnava magliette e pantaloni della band, e quella moda è rimasta per decenni, eppure i Clash non hanno mai preteso di "fare "arte", facevano parlare chitarre e batterie. In Origin of Simmetry, capolavoro dei Muse, ci sono interessanti rappresentazioni grafiche, ma è lamusica quella che lo rende un capolavoro indescrivibile. L'ultimo dei Manic Street Preachers ha bellissimi quadri, ma anche qui, la musica parla per sé.
Il disco di Beyoncé è invece di gran lunga il suo peggiore, poche idee e tutte già sentite.
Poi sul piano commerciale ha fatto, almeno negli USA, il botto.
Però si tratta di marketing, non d'arte, sorry.

giovedì 26 dicembre 2013

Recensioni. Gabriella Cilmi The Sting


Gabriella Cilmi – The Sting
Finalmente è uscito il terzo disco di Gabriella Cilmi, che a soli 16 anni aveva stupito il mondo con il singolo Sweet about me ed un conseguente straordinario disco di debutto Lessons to be learned.
A questo era seguito l’abbastanza deludente “Ten”, disco orientato verso la dance e l’electro-pop, non del tutto disprezzabile, ma certo lontano dalle vere passioni musicali e dalle ispirazioni di Gabriella.Liberatasi dal contratto con la Universal, Gabriella ha fatto la scelta coraggiosa di autogestirisi immagine e musica, ed ha realizzato questo ambizioso disco.
Disco che, devo dire, non  trovo completamente riuscito. Se da un lato è apprezzabile la coerenza ed il coraggio della giovane italo-australiana, e la cura complessiva nella realizzazione del disco, dall’altro non si può notare come The Sting soffra di alcune debolezze. Nei suoi momenti migliori (Simmetry. Left with someone else)il ritmo è pulsante e trascinante e sembra di essere tornati ai tempi di Lessons o delle cose migliori di Ten; oppure la musica crea un’atmosfera affascinante in cui il cantato di Gabriella emerge in modo significativo (Sweeter in History, Don’t look back). Alle volte, però, soprattutto nella iniziale Highway e nella parte finale del disco, Gabriella si fa prendere un po’ la mano dal manierismo, sia musicale che canoro, il ritmo rallenta, la musica scema riducendosi ad un puro tappeto percussivo( Not Sorry) le canzoni diventano involute e, diciamolo, un po’ noiose, ed il modo di cantare della bella australiana, basato su toni esageratamente bassi e sussurrati,quasi una specie di sospiro, diventa lezioso fino alla noia.
Questo non compromette il giudizio complessivamente positivo sul disco, però mi auguro che in futuro Gabriella torni a sfoggiare la sua distinta e bella voce senza intellettualismi o manierismi di sorta.





lunedì 23 dicembre 2013

Recensioni: Manic street preachers – Rewind the film


I Manic Street Preachers sono uno dei pochi gruppi che ho sempre seguito fedelmente, tra gli alti e bassi della loro carriera musicale, e che reputo un gruppo decisamente sottovalutato da critica e pubblico a favore di gruppi decisamente meno dotati sul piano artistico e creativo.
Questo disco segna una sorta di seconda rinascita del gruppo. La prima è quella che avvenne con il disco Everything must go nel 1996, in cui il gruppo volle proseguire dopo l’improvvisa scomparsa del chitarrista-compositore-poeta Richey Edwards. Da allora gli MSP misero da parte il loro armamentario punk e provocatorio per dirigersi verso lidi più pop, che hanno toccato il loro vertice espressivo con Know your Enemy del 2001 e Save the Tiger del 2007. Da allora un paio di prove più manieriste che convinte facevano pensare che il gruppo vivesse ormai in un limbo musicale, in attesa di essere riposto nel solaio del rock per poi venire riciclato ogni tanti anni.
Questo disco è la smentita di tutto  questo. Difficile descrivere la musica che è contenuta ma si può dire che molte canzoni  hanno una impostazione folk(This sullen Welsh Heart ,4 Lonely Roads), ma questa si trasforma in arrangiamenti strumentali sontuosi come in Rewind The Film o la monumentale 30 Year War o danno sfogo alla propria creatività con la strumentale Manorbier, mischiano rock ed elettronica in Tokio Skyline. Ma non si pensi ad un disco pretenzioso, il lato pop del gruppo emerge potente in canzone macchiate di soul come Show me the Wonder o l’anti-inno di Anthem for a lost a cause o ancora As Holy as the Soil, dove l’ombra dei Fabolous Four si affaccia prepotente, mentre qualcosa dei vecchi Manics sia ritrova in 3 ways to see despair.
Insostanza sicuramente uno dei loro migliori dischi in assoluto e credo tra i migliori e più significativi usciti quest’anno.


venerdì 20 dicembre 2013

The Boomtown Rats - Someone's Looking At You



I Boomtown Rats sono un gruppo irlandese Punk-New Wave formatosi a Dublino nel 1975. Aderirono inconsapevolmente al movimento punk, pur rimanendone orgogliosamente ai margini, Difatti la loro musica, seppure punk per schiettezza ed immediatezza, era decisamente più "Pop" di quella della maggior parte dei gruppi punk allora in voga. I loro primi tre dischi sono dei veri gioiellini, poi diventarono forse troppo pop e persero un po' il filo della matassa. Il loro leader, Bob Geldof, passò alla storia come organizzatore di Bandaids, la grande iniziativa benefica che coinvolse tutte le popstar e rockstar dell'epoca. e che culminò nel grande concerto del luglio 1985.
Poi preoseguì con una dignitosa carriera solista.
 I Boomtown Rats, rimangono uno dei gruppi sottovalutati degli anni 80, come dimostra questa loro splendida canzone tratto dall'album "The fine art of Surfacing" del 1979.

giovedì 19 dicembre 2013

recensioni : John Mayer –Paradise Valley



 Sesto disco in studio di John Mayer, che si destreggia tra atmosfere country e chitarre dolcemente blues, Paradise Valley è un disco molto gradevole all’ascolto, oserei dire un disco di easy listening, eppure ascoltandolo bene si notano molte sottigliezze strumentali. Dalla ritmata ed allegra Wildfire attraverso ballate più riflessive come I will be Found o Badge and gun, John Mayer riesce ad intrattenere l’ascoltatore senza mai annoiare. Tutte le canzoni sono scritte da John Mayer tranne “Call Me The Breeze” cover di un brano di JJ Cale, e Who You Love, scritta e cantata insieme a Katy Perry, fidanzata di John. L’altro duetto del disco  è Wildfire (non è la canzone di apertura) con Frank Ocean. IL brano più bello è proprio il duetto con Katy Perry, le voci dei due si completano alla perfezione, e la voce di Katy è veramente bellissima, direi una bella coppia anche artisticamente. Altri pezzi che mi sembrano particolarmente riusciti la già citata call me the Breeze e On The way home, ma quasi tutti i pezzi sono soddisfacenti.

martedì 3 dicembre 2013

Video: Paramore- Daydreaming


I Paramore hanno sfornato uno dei più bei dischi dell'anno: il loro autointitolato cd (sembra una moda quest'anno) è frizzante, innovativo, mai noioso e profondo al tempo stesso. Questa è una delle canzoni più catchy del disco, con le sue melodie a metà fra i Cranberries ed i mitici Blondie.
Il video in sé per sé non è un granchè, ma ci ricorda che razza di fantastico animale da palcoscenico sia Hayley Williams