Gabriella Cilmi – The
Sting
Finalmente è uscito il terzo disco di Gabriella Cilmi, che a
soli 16 anni aveva stupito il mondo con il singolo Sweet about me ed un
conseguente straordinario disco di debutto Lessons to be learned.
A questo era seguito l’abbastanza deludente “Ten”, disco
orientato verso la dance e l’electro-pop, non del tutto disprezzabile, ma certo
lontano dalle vere passioni musicali e dalle ispirazioni di
Gabriella.Liberatasi dal contratto con la Universal, Gabriella ha fatto la scelta
coraggiosa di autogestirisi immagine e musica, ed ha realizzato questo
ambizioso disco.
Disco che, devo dire, non trovo completamente riuscito. Se da un lato è apprezzabile
la coerenza ed il coraggio della giovane italo-australiana, e la cura
complessiva nella realizzazione del disco, dall’altro non si può notare come
The Sting soffra di alcune debolezze. Nei suoi momenti migliori (Simmetry. Left
with someone else)il ritmo è pulsante e trascinante e sembra di essere tornati
ai tempi di Lessons o delle cose migliori di Ten; oppure la musica crea
un’atmosfera affascinante in cui il cantato di Gabriella emerge in modo
significativo (Sweeter in History, Don’t look back). Alle volte, però,
soprattutto nella iniziale Highway e nella parte finale del disco, Gabriella si
fa prendere un po’ la mano dal manierismo, sia musicale che canoro, il ritmo
rallenta, la musica scema riducendosi ad un puro tappeto percussivo( Not Sorry)
le canzoni diventano involute e, diciamolo, un po’ noiose, ed il modo di
cantare della bella australiana, basato su toni esageratamente bassi e sussurrati,quasi una specie di sospiro,
diventa lezioso fino alla noia.
Questo non compromette il giudizio complessivamente positivo
sul disco, però mi auguro che in futuro Gabriella torni a sfoggiare la sua
distinta e bella voce senza intellettualismi o manierismi di sorta.
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