sabato 29 novembre 2008

Joan Jett- I love Rock'n Roll



Joan Jett è una delle pioniere del Rock femminile. Ancora minorenne, insieme a delle coetanee, tra cui Lita Ford, forma il gruppo delle Runaways, una sorta di Ramones in gonnella, con cui incide tre album di scarso successo. Intraprende poi una carriera solista che la vedrà arrivare in testa alle classifiche americane ed inglesi.
Il pezzo che "spakka" come suol dirsi è questa "I love Rock'n'Roll" oiginariamente cantata dal gruppo degli Arrows, che la porta al numero uno in USA e UK.
Un brano di Rock elementare quanto "catchy", in cui c'è tutta l'essenza del Rock: ritmo, chitarre distorte, energia e spavalderia adolescenziale.
Il grande successo per Joan non durerà a lungo e dopo un'esperienza cinematografica accanto a Michale J Fox nel film "Light and Day" la sua stella si offuscherà.
Non così il suo amore per il Rock'n'Roll, visto che tutt'oggi calca le scene ed incide dischi con la sua band dei Blackhearts, ha fondato una etichetta indipendente, la Blackheart Records, con la quale produce non solo i suoi dischi ma anche quelli di altre band hard rock e punk.

sabato 22 novembre 2008

Pink- Funhouse



Il nuovo cd di Pink si chiama Funhouse, e segue di un paio d'anni I'm not dead, un disco di buonissimo livello.
Avevo scritto che Pink avrebbe potuto però fare di meglio, evitare quelle cadute di tono che impedivano a quel disco di essere un lavoro perfetto.
Non pretendo che Alicia Moore in arte P!nk mi abbia ascoltato, però dico che stavolta ha fatto il colpo.
Questo Funhouse (titolo autoironico, perchè in realtà P!nk è appena reduce da una causa di separazione, non credo che si sia divertita molto) è veramente un disco di eccellente fattura.
Il cd si apre con So What, pezzo che avremo tutti sentito alla noia, eppure è un bel pezzo, una specie di canzoncina punk in salsa pop, irriverente e ripetitiva come tutto il punk (di cui Pink è appassionata, scusate il gioco di parole) ma con quel tocco di pop che la rende più accessibile.
A seguire Sober, gran bella ballata, leggermente bluesata, uno dei pezzi più belli.
I Don't believe you è una ballata strappalacrime, con tanto di archi, di grande fascino.
Già questi tre pezzi segnalano le intenzioni del disco, che alterna vari stili musicali, dal Funk di Funhouse, il pop sporcato di R&B (quello vero, anni 60) di One Foot Wrong, a pezzi più rock come Please don't leave me o Mean, che si apre con una chitarra elettrica da rock anni 70, a ballate acustiche come Crystal Ball, a pezzi di Pop/Rock come It's all your fault, o Ave Mary A, che mostrano come si possa conciliare orecchiabilità e qualità musicale, fino a Glitter in the air, una ballata di piano dalle atmosfere leggermente jazzate, probabilmente il vertice espressivo del disco.
Veramente un bel disco, che è balzato ai primi posti in USA e UK, mentre in Italia, chissà perché, non pare girare molto.
Peggio per chi se lo perde.

venerdì 21 novembre 2008

Jimi Hendrix -All along the Watchtower



Alle ore 3 del 30 Agosto 1970 all'isola di Wight, Regno Unito, dove si sta tenendo uno dei più grandi festival di quella indimenticabile stagione del rock, sale sul palco Jimi Hendrix accompagnato dalla sua band.
Una delle canzoni è All Along the Watchtower, un brano composto da Bob Dylan e che era già arrivato al numero 5 in Inghilterra.
Questo sarà l'ultimo concerto di Hendrix in terra Inglese ed uno degli ultimi concerti del prodigioso chitarrista americano, che morirà un paio di settimane dopo per una probabile overdose di barbiturici.

martedì 11 novembre 2008

Per ricordare Miriam Makeba



Torno al blog con una triste notizia: 2 giorni fa è morta Miriam Makeba, forse la più importante artista africana degli ultimi 50 anni.
Impossibile ricordare in poche parole la sua lunga vita ed attività artistica, che l'ha vista impegnata per anni nella lotta contro l'apartheid nel suo paese natale, il Sudafrica, da cui fu espulsa negli anni 60 e a cui potè fare ritorno solo nel 1990, dopo il crollo del regime razzista sudafricano.
Tra i mentori di Miriam troviamo Harry Belafonte, e Miriam collaborò con mostri sacri della canzone internazionale come Paul Simon.
Miriam è morta poco dopo un concerto, a Castel Volturno, un concerto anticamorra in solidarietà con lo scrittore Roberto Saviano, a testimoniare ancora la sua coerenza di donna ed artista sempre in lotta per la giustizia.
Ricordiamola con Pata Pata, la sua più famosa canzone, piena di vita ed allegria.

domenica 9 novembre 2008

Sui parametri estetici nel mondo del Pop-Rock

Perché diciamo che un dato brano musicale è bello, o di qualità? quali sono i parametri estetici o qualitativi che ci spingono ad affermare un dato giudizio su questo o quell'altro brano o artista.
Spesso questi parametri sono misteriosi, o sono dati dal "sentito dire". Molte persone tendono a fidarsi del parere dei cosidetti esperti, oppure ad affidarsi a quello che va per la maggiore, ovvero il gusto comune, rinunciando a trovare una propria via, un proprio gusto estetico, e a svilupparlo.
Secondo me non c'è invece niente di più bello dello sviluppare una propria idea, un proprio gusto.
MI sono chiesto spesso cosa è che mi piaceva.
Stante il fatto che tutti siamo più o meno influenzati da amici, conoscenze e mass-media, che molte scelte sono casuali, e che quindi non esiste nulla di oggettivo (non stiamo parlando di scienza!)alcuni parametri possono essere trovati.
Generalmente considero come riuscite le canzoni orecchiabili, fatte in modo semplice, seppure non semplificato o semplicistico, con quella giusta dose di raffinatezza che va a completare il disegno musicale senza appensantirlo.
L'orecchiabilità di un pezzo non è dato dalla ripetitività del ritornello, o dal fatto che un pezzo ti entra in testa perché te lo mandano 100.000 volte, ma dalla capacità di toccare quelle corde che portano l'ascoltatore ad apprezzare il pezzo pressochè al primo ascolto.
Gli americani hanno un'espressione per designare questo tipo di brani,ovvero "catchy" che significa letteralmente pezzo che ti afferra.
Ad un ascolto più attento si potrà poi decostruire il brano nelle sue varie parti, la strofa, il ritornello, il bridge, e vedere come il pezzo sia costruito.
In particolare l'abilità del compositore risiede nella capacità, oltre che di fare qualcosa di orecchiabile, di costruire il brano in modo da portarlo lentamente (o velocemente, casomai) al suo climax espressivo.
Ci sono pezzi che basano il proprio fascino sull'attacco, magari un riff di chitarra particolarmente riuscito, altri che invece lavorano più di fino costruendo man mano l'atmosfera.
Altri ancora si basano sulla capacità di cambiare ritmo o avere variazioni armoniche. Tutti questi sono metodi per arrivare al cosidetto climax espressivo, ovvero quel momento in cui la canzone esprime pienamente le sue potenzialità.
Ovviamente poi altri parametri possono essere dati dalla originalità della musica, dalla interpretazione canora o strumentale, da sottigiliezze come l'uso di certi arrangiamenti piuttosto che altri, da piccoli dettagli che possono sfuggire agli ascolti frettolosi fatti con l'Ipod mentre si è sul metrò, che è la ragione per la quale io preferisco di gran lunga l'ascolto casalingo con cuffia.
Poi il gusto personale è sempre quello che fa inevitabilmente da guida, però è vero che il gusto può anche essere compensato da considerazioni più oggettive, da parametri che, grosso modo, diano una base a questo, o viceversa lo temperino.