lunedì 31 marzo 2014

Recensioni: Going to Hell dei The Pretty Reckless

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Going to Hell è il secondo disco dei Pretty Reckless, il gruppo guidato dalla bella Taylor Momsen, dopo il precedente Light me Up rappresenta un notevole salto di qualità. Come recita il titolo si tratta di una viaggi negli inferi, non tanto quelli danteschi o religiosi, ma gli inferi della mente umana, sensazioni, angosce, peccati, sensi di colpa e riscatto morale. Il disco si apre con Follow Me Down, la musica è introdotta dai gemiti della pornostar Jenna Haze, poi attacca un pezzo rock al fulmicotone dove Taylor invita a seguirla nel viaggio di piacere e perdizione, Going to hell è il viaggio all’inferno, un altro pezzo rock con alternanze fra momenti di rock sincopato e momenti più melodici, Heaven Knows, che lo segue è un tentativo di riscatto morale, caratterizzato da una ritmica possente su cui si innesta un coro di bambini, altro pezzo di grande presa.
Ma questo è solo l’inizio,perché subito dopo giunge House on a Hill, basato su una chitarra arpeggiata e la voce quanto mai intrigante di Taylor che esplode in un pezzo sontuoso di grande presa. È uno di quei pezzi che scavano nell’anima come pochi, bello fino alle lacrime.
Ma non è finita perché Sweet things è un  altro pezzo meraviglioso, parte come pezzo metal per poi diventare un pezzo quasi soft con i duetti tra Taylor ed il chitarrista Ben Phyllis. Tanta roba.
Dear Sister è un pezzo tanto breve quanto bello, che fa da introduzione ad altri 2 capolavori.  Absolution è una lenta ed avvolgente ballata rock, mentre Blame è un pezzo un po’ più pop, più rilassato, ma con una tensione che man mano sale. Burn è un altro intermezzo acustico, che porta ai 2 pezzi forse più deboli Why you bring a shotgun e Fucked up world, pezzi rock validi ma niente di più, fino alla chiusura con la quasi folk waiting for a friend. Che dopo tante emozioni e schitarrate è come l’approdo finale del viaggio nella tranquillità
e nella serenità ritrovata.
Che dire? Una sola parola: capolavoro. Se amate il rock non potete farvelo sfuggire,

domenica 30 marzo 2014

Recensione di "Shakira" di Shakira

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Dopo 3 anni e mezzo arriva il nuovo disco di Shakira: un disco tanto atteso (da me) a cui non corrisponde una uguale soddisfazione. In effetti il disco, se non fosse per un pugno di canzoni riuscite, risulterebbe una delusione. Analizziamo le canzoni una per unaper prima cosa.
Il disco si apre con Can’t remember to forget you, chiacchieratissimo duetto con la cantante R&B Rhianna. Criticato da molti aprioristicamente si rivela invece essere un ottimo brano, oserei dire eccellente, con le sue ritimiche reggae/ska che espolodono un un hook rock di rara potenza. Eccellente partenza. Il disco cala però con Empire, un pezzo non scritto da Shakira (una delle caratteeristiche di questo disco) in cui si vedono troppe influenze, da Kate Bush a Florence and the Machine ai Massive attack, ma soprattutto che non riesce ad essere minimamente orecchiabile, sembra un pezzo costruito con pezzi di canzoni diverse, pretenzioso, ma non riuscito.
You don’t care about me è anch’esso non scritto da Shakira e fra i coautori figura Chantal Kreviazuk, che aveva lavorato con Avril Lavigne su Under My Skin, il brano è ben lontano dalla rabbia e dall’intensità di quei pezzi, è una canzoncina pop né carne né pesce, che ricorda (in peggio ) cantanti come Goyte. Dare è una commercialata dance scritta da ben nove persone. Mi verrebbe un commento alla Gordon Ramsay ma passiamo oltre.
Per fortuna ci si risolleva di molto con Cut Me Deep, che potremmo definire come “Shakira incontra i Clash”. Il pezzo non è scritto da lei, ma dai Magic, però funziona a meraviglia, forse l’unico pezzo non scritto da lei che abbia qualità.
23 è un brano scritto con il vecchio e fidato produttore Ochoa, e si sente, una bella ballata dedicata al suo uomo, con l’intervento finale del piccolo Milan, definito il più giovane corista del mondo, una ballata veramente toccante. Fosse così tutto il disco…
The one Thing e Spotlight meritano una recensione unica, visto che fondamentalmente sono la stessa canzone, una parte di ballata acustica, coperte da un riff di chitarra che ricorda Rock’n Roll di Avril Lavigne, che però è decisamente meglio. nel primo c’é anche una sorta di rappata, simile a quella che troviamo in Bitchin summer (sempre dall'ultimo disco di Avril Lavigne)  mentre nel secondo i vocals sembrano quelli di Dolores O Riordan dei Cranberries: canzoni discrete (non di più) ma per nulla originali.
Per fortuna  giunge Medicine, duetto con il cantante Blake Shelton, conosciuto sul set di The Voice, un bel brano country, forse un poco scontato, ma si vede che fra i 2 c’è una certa chemistry (occhio Pique!).
Broken records è una ballata acustica dai toni vagamente country, un pezzo dove ritroviamo le vocalità di Shakira, non eccezionale ma buono. La versione standard viene chiusa da Nunca me Acuerdo de Olvidarte versione spagnola di CRTFY,  e da Loca Por Ti, canzone cantata in spagnolo, dove finalmente troviamo la vera Shakira, sarà che lo spagnolo è la sua lingua, che è una lingua più bella dell’inglese, però Shakira in spagnolo è un’altra cosa, canzone bellissima, arrangiamento eccellente, prova vocale mostruosa, un pezzo da amare senza se e senza ma.
Nella versione De Luxe sono compresi anche La La la ennesima inutile versione di Dare, un poco più latina, Chasing Shadows, scritto da Sia Furler insieme a David Garibay, due nomi noti, la prima per aver scritto la splendida Diamonds di Rihanna, e aver coscritto la bella Double Rainbow con Katy Perry, il secondo per essere produttore di Born This Way di Lady Gaga. La canzone è decisamente brutta niente a che vedere con Diamonds, un’occasione sprecata.
That Way che chiude definitvamente le danze, è una dolce ballata di piano, però il riff di piano è ripetuto dall’inizio alla fine, la canzone non cresce, carina, ma non regge il confronto con canzoni come La Pared o Lo Que Mas.
Insomma in definitiva un disco con troppi alti e bassi, ma soprattutto, quello che non riesco a spiegare, è perché aver chiamato con il proprio nome un disco che è forse il meno personale, con poche canzoni scritte da lei, moltre, troppe collaborazioni, di cui poche riuscite, a parte i duetti. Il tutto mi fa pensare ad unamancanza complessiva di ispirazione, ad un disco realizzato tenendo un po’ troppo d’occhio le esigenze del mercato, e solo in parte all’esigenza di esprimere le proprie potenzialità artistiche, che pure ci sono (vedi 23, forse il pezzo più personale, e quindi riuscito)Perché poi invitare quella masnada di ospiti quando i pezzi migliori sono i pezzi alla Shakira (Loca per ti, 23) mi verrebbe da chiedere alla Mourinho: Porque Shakira, Porque?.
Insomma un disco alla fine ampiamente sufficiente, ma inferiore e di molto ai lavori passati (con l’eccezione di She Wolf,che però era dichiaratamente un disco commerciale).

mercoledì 19 marzo 2014

Halestorm- "Mz. Hyde" [OFFICIAL MUSIC VIDEO]



HaleStorm è un gruppo di rock alternative americano fondato da due fratelli,per la precisione fratello e sorella,rispondenti ai nomi di  Arejay ed Elisabeth detta Lizzy, i quali , in età praticamente prepuberale, aiutati dal loro padre, decisero di fondare un gruppo rock.
Cose che succedono negli States, dove i ragazzini e le ragazzine sono tirati su a pane, pardon panecake , marmellata di mirtilli e rock'n roll.
Il risultato di tale impegno è ben testimoniato da due dischi pieni di chitarre rock ruggenti, ritmi veloci e melodie accattivanti. Gli HaleStorm saranno presto in Italia e personalmente non m eli farò sfuggire

giovedì 13 marzo 2014

Tornano le Cherri Bomb !

E' spuntato all'improvviso un Demo intitolato MIddle finger che è una nuova canzone della Cherri Bomb, gruppo composto da tre ragazze terribili che, dopo la dipartita della cantante/chitarrista Julie Stiles non si sono date per vinte, e sono vicine a pubblicare il loro secondo disco.
Questo potrebbe essere il nuovo singolo, è un pezzo un po' più Pop di quanto non abbiano fatto prima, anche se trasuda rock'n roll e divertimento da tutti i pori, e ricorda molto lo stile di Joan Jett.
Intanto ripassiamo con la bellissima Too Many Faces