lunedì 31 ottobre 2016

Green Day - Revolution Radio. recensione


Dopo le faticate dell’ultima trilogia i Green Day tornano con un disco carico ancora di energia e creatività. E’ incredibile come questo gruppo sappia ancora, dopo tanti anni, creare canzoni sempre nuove e interessanti, pur senza staccarsi o tradire la originaria impostazione.
Il disco si apre con Somewhere New, un pezzo rock abbastanza pacato, per poi esplodere nel puro punk rock di Bang Bang, che però contiene un bridge imprevedibile. Quasi altrettanto tirato è Revolutino Radio, destinato a diventare uno dei loro anthem futuri, Say Goodbye è ugualmente riuscito, mentre Outlaws è nuovamente un brano più pacato, un po’ nella linea di 24 guns, ma con atmosfere quasi oniriche che poi esplodono in un ritornello potente e lirico.
Bouncing on the walls ci riporta un po ‘ Green day di Holyday.
Still breathing è un altro pezzo bellissimo, giocato anch’esso sull’alternarsi di fasi calme ed altre più potenti, mentre Young Blood è un pezzo che richiama un po’ il rock’n roll anni 50/60.
Too Dumb to die è un altro pezzo punk-pop con un convincente riff.
A questo punto arrivano le 2 canzoni secondo me più belle del disco. Troubled Times, con un inizio in sordina che poi esplode in un potentissimo hookForever New è un pezzo che riporta ai Green Day di Jesus of Suburbia, essendo un brano composto di 3 parti diverse.Ordinary World è un brano acustico che chiude il disco in modo degno.
Ancora una volta i Green day fanno centro, riuscendo a proporre una musica sempre all’altezza, rispetto ai dischi precedenti hanno operato una maggiore elezione dei brani, offrendo all'ascoltatore solo i brani migliori, e il risultato è evidentemente migliore. 
Considerazione finale: in un mondo che sembra cadere a pezzi, i Green Day  rappresentano per quanto mi riguarda un punto fermo, un'oasi di salvezza in cui rifugiarsi nei momenti no, o per celebrare i momenti sì

martedì 25 ottobre 2016

Lou Reed Live Olympia 1973



Ed ecco a voi una performance di Lou Reed nel suo periodo più folle e creativo...tanto per avere un'idea...

venerdì 21 ottobre 2016

SUM41- 13 voices- recensione


Ed ecco il nuovo disco della band canadese capitanata da Derrick Whibley. Un tempo i SUM41 non mi piacevano troppo , li trovavo troppo ripetitivi e cantilenanti. Pur non avendo perso del  tutto queste caratteristiche, mi sento di poter dire che da Scream Bloody Murder (ottimo disco) in poi mi hanno piacevolmente sorpreso. Il disco non si discosta di molto dalla impostazione del precedente, proponendo uno stile musicale che viene definito pop-punk, ma che in realtà, pur avendo in comune con tale stile la velocità e la orecchiabilità. Se ne discosta abbastanza chiaramente per un livello di perizia tecnica decisamente più alta rispetto a gruppo come Blink182 ed affini, ed in alcuni pezzi le influenze metal sono abbastanza evidenti. Per entrare più nel dettaglio del disco mi pezzi che trovo più riusciti sono la veloce Goodamn I’m dead again, la più pacata Breakin the chain, la title track13 voices, che si caratterizza per un inizio lento e possente e poi si trasforma in un girone dell’inferno dantesco ed infine Twitted by design, che conclude degnamente il cd, con il suo alternarsi di momenti  calmi con altri lirici e possenti al tempo.  Se devo ravvisare un unico difetto di questo lavoro  è quello di durare troppo poco; 10 pezzi per meno di 38 minuti sono abbastanza una miseria nell’epoca dei CD che contengono 80 minuti. Però, come dice il detto: il vino buono sta nella botte piccola, ed il vino dei Sum41 è indubbiamente di ottima qualità


mercoledì 5 ottobre 2016

Sarah Packiam : Unplugged Album and video

La bravissima Sarah Packiam ha regalato ai suoi fans un EP di canzoni live eseguite rigorosamente in Unplugged, un modo etico, ecologico e sostenibile di fare musica (scherzo ovviamente)
Peccato che il disco non sia praticamente reperibile in formato non digitale, non ci sia un DVD, insomma quando uno non è famoso diventa un casino riuscire ad ascoltarlo o vederlo come si deve.
Al disco partecipa metà band di Shakira, oltre al solito Tim Mitchell, che ha già collaborato spesso con la cantautrice irlandese trapiantata a Miami, anche il tastierista Menendez ed Olgui Chirino, ma ci sono altri collaboratori come George Noriega
In attesa che Shakira se la porti dietro come Opening Act dei suoi concerti, non ci resta che ascoltarla