sabato 27 settembre 2008

Recensioni: Gabriella Cilmi-Lessons to be learned



Disco d'esordio di Gabriella Cilmi, Lessons to be learned si segnala come uno dei più intressanti dischi dell'anno.
Accostata con un po' di faciloneria a cantanti quali Duffy, Anastacia o l'immancabile Amy Winehouse, Gabriella emerge dall'ascolto del disco come una cantante ben dotata di propria personalità, oltre che di una voce dalle straordinarie potenzialità.
La sua voce è estremamente calda, e assume tonalità molto profonde, inoltre Gabriella è capace di variare i modi di cantare, non si limita ad un po' di manierismo soul come la decantata ( e francamente sopravvalutatissima ) Winehouse.
Sa anche andare e bene su toni alti, anche se ogni tanto indulge in qualche manierismo ed in qualche stereotipo da cantante soul di troppo, ma vista la giovanissima età sono difetti che le perdoniamo, e che presumiamo possa correggere col tempo.
Sul piano musicale il disco alterna stili diversi, il che ne rappresenta un pregio ma anche, sotto certi aspetti, un limite.
Blues, soul, jazz, R&B rock anni 70 e scampoli di New Wave stile anni 80 si alternano.
Si passa da canzoni come Save the lies o Don't wanna go to bed, che sono pezzi ritmati e ballabili, tra Anastacia e i Blondie di Call Me, a pezzi di impostazione blues come le splendide Awkward Game e Safer, a canzoni quasi Jazz, come Cigarettes and Lies, a pezzi di pop rock spensierato come Got no place to go, e la nota Sweet about me, fino a pezzi di rock anni 70 come Terrifying e, a chiudere, Echo Beach, cover di Martha and the muffins, gruppo della new wave inizio anni 80.
Tutto ciò, da un lato rende gradevole e non noioso l'ascolto, dall'altro però mi pare che dimostri una certa mancanza mancanza di focalizzazione e di compattezza musicale .
Non si capisce, per esempio, cosa ci azzecchi la new wave con i toni blues e jazzati.
Questioni di lana caprina, comunque, perchè a conti fatti questo disco della bella italoaustraliana rappresenta il più clamoroso esordio dai tempi di Let go di Avril Lavigne.
Insomma è un disco di cui mi sono innamorato, e se ci gettate un orecchio rischia di capitare anche a voi.

mercoledì 24 settembre 2008

The Police- Roxanne



Strana vicenda quella di Roxanne, uno dei migliori brani, se non il migliore, del gruppo inglese dei Police.
Uscito in sordina nell'aprile del 1978 non vendette nulla, anche perché il gruppo era impegnato nelle registrazioni del loro primo album, Outlandos d'amour.
E' solo un anno dopo, nell'aprile del 1979, che il trio, forte di un crescente successo dopo la tournée in Inghilterra e una trentina di concerti negli States, rilancia la canzone sul mercato inglese.
Ma i guai non sono finiti, perché, a causa del tema che affronta (l'amore per una prostituta)la canzone non viene passata da molte radio britanniche.
Nonostante, o forse a causa di questo, Roxanne si rivela un successo arrivando al dodicesimo posto nel Regno Unito e nelle prime trenta nel difficile mercato americano.
Ecco una ottima versione dal vivo contenuta in un film molto interessante che ricostruiva la vitalissima scena musicale dell'inizio anni 80.

domenica 21 settembre 2008

Videologia 23: Blink 182-All the small things



I Blink 182 irruppero sulla scena musicale internazionale con questo video.
Autori di un punk pop (più pop che punk) scanzonato e ironico, vennero presi sottogamba, per non dire osteggiati, dai sacerdoti del "vero punk", tediosi e seriosi come ogni casta sacerdotale che si rispetti ( o non si rispetti).
Questo video, comunque la si pensi al loro riguardo, è uno dei più divertenti che si siano visti negli ultimi anni. Nel video i tre saccheggiano i video delle più note boy-band pop del periodo, parodiandoli e ridicolizzandoli in modo sublime.
Take that, Backstreet Boys, Robbie Williams etc sono smitizzati e i loro video smontati e rimontati in una sorta di blob punk-pop.
E la scena della carta igienica è puro genio comico.
P.S.
Mentre scrivo mi giunge notizia di un grave incidente aereo in cui è stato coinvolto Travis Barker, appunto batterista (ex) dei blink.
Auguri di guarigione a Travis.
Rock on.

giovedì 18 settembre 2008

The Small Faces- All or Nothing



The Small Faces furono, insieme agli Who, il gruppo più rappresentativo di quel movimento che fu chiamato "Mods" abbreviazione di Moderns, che si opponeva, nei vestiti e nella musica, e a volte anche fisicamente, ai Rockers, i seguaci del tradizionale Rock'n Roll "alla Elvis".
Il gruppo, capitanato da Steve Marriot, chitarrista, vocalist e compositore, era comoposto da Ronnie Lane al basso, Ian McLagan alle tastiere e Kenny Jones, che poi sostituirà Keith Moon negli Who dopo la scomparsa di questi avvenuta nel 1978,alla batteria.
Il primo numero uno in UK lo ebbero nel settembre del 1966, con questa All or Nothing, una canzone composta da Marriot e dal bassista Lane, un duo di compositori che non aveva nulla da invidiare ai più famosi Lennon- McCartney e Jagger- Richards.
Gli Small Faces non raggiunsero però mai il successo planetario dei Beatles o dei Rolling Stones e si sciolsero nel 1969, anche se a questo scioglimento seguì un tentativo di proseguire l'esperienza di alcuni componenti del gruppo, rafforzati da Ron Wood (poi negli Stones) e Rod Stewart, poi cantante solista di successo, ed una momentanea riunificazione tra il 1976 ed 78.
La storia degli Small Faces si chiuse definitivamente il 20 Aprile del 1991, quando Marriot morì tragicamente nell'incendio della sua casa.

domenica 14 settembre 2008

America- A horse with no name



A Horse with no name esce nel Regno Unito nel gennaio del 1972, e raggiunge subito la posizione numero 3.
Strana cosa per un gruppo che si chiama America, avere successo in Inghilterra e non negli States.
Ma il successo è rimandato solo di pochi mesi, poiché nel marzo dello stesso anno il singolo esce anche negli USA ed arriva immediatamente al numero 1, scalzando Heart of gold di Neil Young.
Alle volte si è profeti in patria.

giovedì 11 settembre 2008

MTV VMA 2008

Si è svolto , non so bene in quale città, l'annuale appuntamento con gli MTV VMA, appuntamento in cui vengono dispensati premi più o meno meritati ai video musicali, ai loro autori ed interpreti.
Dico subito che l'unico premio meritato è stato per Conquest dei White Stripes, peraltro in una categoria minore.
Per il resto è stata l'occasione per una serie di esibizioni più o meno riuscite e per l'inizio della grande operazione intitolata "Britney deve tornare"
In effetti dare 3 premi 3 al video, francamente brutto (pieces of me), di una cantante in evidente ribasso di vendite e consensi, può essere interpretato solo in questo modo.
Peraltro Britney, dopo la pessima figura rimediata l'anno scorso, ha evitato prudentemente di esibirsi, giocando il ruolo della ragazzina (diciamo ex vista la doppia maternità e doppio matrimonio nonché divorzio)simpatica ed ingenua.
Forse è proprio per quello che l'hanno premiata, verrebbe da pensare.
A lato di questo la serata ha offerto più o meno nell'ordine:
Leona Lewis, che dopo aver rovinato Whole lotta love alle Olimpiadi, ha massacrato Don't let me be misunderstood, in compagnia di un esagitato rapper con le mutande di fuori e le palle in mano (non scherzo!).
Per dire il vero la colpa non è di Leona questa volta, e per non essere frainteso dirò che lei canta bene, però eccede veramente troppo in manierismi vocali che risultano inutili e fastidiosi.
E poi si ricordi la prossima volta del detto "meglio soli che mal accompagnati"
Poi è stata la volta di Rihanna, che ha cantatno ben due canzoni.
La principale è "Disturbed" che io rinominerei "Masturbed" per ragioni che non sto a sottolineare troppo.
Comunque l'esibizione è stata alquanto deludente. i ballerini sembravano usciti da Thriller di M. Jackson, e ad un certo punto la canzone usava il riff di Seven nation army, dei White stripes, e non so bene cosa c'entrasse.
Lei era molto bella come al solito, ma la canzone non è parsa nemmeno orecchiabile.
Molto meglio Umbrella.
Poi c'era Cristina Aguilera, vestita come una Britney magra, e che cantava una canzone in stile Britney, solo ovviamente molto meglio di come avrebbe fatto Britney.
Però io da Christina mi aspetto, sopratutto dopo gli ultimi lavori, molto ma molto di più di questo.
Poi era la volta di Pink, che era sicuramente in registrata, e cantava (cioè, faceva finta) l'ultimo singolo "So What". La canzone non è malaccio, forse un po' ripetitiva ma proprio per questo ti entra in testa. Però anche lei ha fatto di meglio.
NOn ho visto Katy Perry cantare la cover di Madonna "Like a Virgin" e me ne dispiaccio.
Ho perso anche i Jonas Brothers e me ne dispiaccio molto di meno.
Alla fine chi ha spaccato, e solo nel senso buono, sono i Paramore con una eccitante versione di "Misery Business".
That's all folks!