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venerdì 24 settembre 2021

Gli imperdibili: In Style di David Johansen

 David Johansen è un personaggio straordinario, non solo perché ha fatto la storia del rock con le New York Dolls, ma anche perché è stato capace di reinventarsi più di una volta, anzi, esattamente tre.

La prima reinvenzione è stata iquando decise di intraprendere una carriera solista certamente influenzata dal suo passato con le "bambole di New York" ma che ha anche toccato ambiti musicali molto lontani dal glam/punk rock della precedente band. Poi, sotto le mentite spoglie di Buster Pointdexter, si è vestito dei panni del Crooer, toccando ambiti musicali del tutto diversi. Infine negli anni 2000 ha pubblicato un paio di dischi fra il country ed il folk, per ritornare a cantare i vecchi brani dei Dolls in compagnia dell'unico altro sopravvissuto Syvain Sylvain.

Qui ci occupiano della seconda parte di carriera di David, ed in particolare del disco In Style, pubblicato nel 1979, dopo l'uscita del primo omonimo album.Seppure anche  il  primo disco ed il successivo Here comes the night siano lavori di ottimo livello, personalmente la palma di migliore la concedo a In Style (e al live Live it up, anche se i dischi dal vivo sono un discorso a parte). La ragione di questa mia scelta, del tutto soggettiva, è forse anche dovuta al fatto che è stato, credo, il primo disco di Johansen da me comprato, ne raccattai una copia usata nel mitico negozio Metropolis, allora situato in via Padova a Milano (ancora resiste, solo si è spostato di qualche metro) al prezzo di lire 7.500 (non ho una memoria straordinaria, semplicemente è ancora appiccicata l'etichetta). In larga parte però quello che me lo fa preferire è la varietà degli stili musicali che compongono il disco. Si parte con Melody, un pezzo molto orchestrato, una sorta di rock sinfonico, se così si può definire. A seguire il rock decisamente "dollsiano" di She, un pezzo che ti lascia senza fiato. Col terzo brano, Big City, iniziano le sorprese vere, si tratta di un  brano da "big orchestra", in cui si intravede la via che David percorrerà successivamente come Buster Pointdexter. She Knew she was falling in love, è un pezzo con cadenze un po' reggae ed un po' latineggianti, molto gradevoli, mentre Swaneto Woman è un brano decisamente pop, diciamo che non è il brano migliore del disco. La seconda facciata (o sesto brano nella versione Cd) si apre con Justine, una bellissima ballata romantica, uno dei vertici del disco, ma le smancerie non durano molto, perché il brano successivo è la title track In style, e di nuovo le atmosfere sono quelle dei New York Dolls, un rock potente e primitivo che spinge a muovere i piedi e ad agitarsi sulla poltrona. You touched me too è un' altra ballata con armonica ed un ottimo arrangiamento, mentre Wreckless Crazy è di nuovo un brano rock, veloce e audace.

La chiusura è affidata a Flamingo road, un'altra ballante, drammatica e toccante, che chiude degnamente un gran disco, il cui livello è giusto abbassato da Swaneto Woman, la cui presenza nel disco può essere giustificata dalla volontà di Johansen di toccare ambiti musicali disparati, seppure l'impronta rock sia quella prevalente. Per quanto mi riguarda questo è un disco imprescindibile, e se vi piacesse vi consiglio di comprare o ascoltare anche gli altri. Non dovreste rimanere delusi.




mercoledì 3 febbraio 2021

Blast from the Past : spirit of 76' By The Alarm

Oggi parliamo di  The Alarm, uno dei gruppi più sottovalutati della scena rock degli anni 80, che vengono ritenuti mitici per le ragioni sbagliate (principalmente di tipo nostalgico) e non per quei gruppi che, soprattutto nella prima parte, quando l'ondata di rinnovamento originato dal Punk e dai suoi innumerevoli derivati non si era ancora spenta del tutto ma alimentava il fuoco della creatività artistica. 

Ecco  che in quel marasma creativo all'inizio dei faboulous eighties spunta in quella arida e dura regione chiamata Galles un quartetto di ragazzotti, decisamente spettinati, che mischiano con sapienza e potenza la energia brutale dei Clash, il lirismo di Springsteen,  la forza degli WHO, non dimentichi della lezione del Maestro Bob Dylan, proponendo un decisamente innovativo mix di punk, folk e rock. Nonostante  i critici non li abbiano mai presi troppo sul serio, forse per la troppa lacca nei capelli e per la sofisticata ricerca del look, e li abbiano accusati indegnamente di essere solo dei "riscaldatori di minestre" (bestemmia da punire con il taglio delle mani!) in realtà Gli Alarm hanno saputo proporre una musica fresca ed energetica, che soprattuto dal vivo raggiungeva vette non facilmente raggiungibili dai comuni mortali. Forse l'unico difetto di questa band è stata di non riuscire a raccogliere nei dischi di studio tutta questa potente eneriga e freschezza, ma ciò non toglie che i loro dischi, soprattutto i primi due, e a mio avviso anche l'ultimo, sono decisamente dischi dignitosissimi, e diciamo pure imperdibili per chiunque sia un degno seguace del rock'n'roll.

 
 
Spirit of 76, tratto dal loro secondo album,  Strenght,  uscito nel 1985, è una lunga ballata quasi springsteeniana, dove si ricordano i vecchi tempi, la storia di un gruppo di amici, la caduta delle illusioni, come il tempo abbia scavato un solco fra tutti loro portando amarezza e dolore, al posto della "terra promessa" della felicità.
Tuttavia in questa disperazioneil cantante Mike Peters, trova un raggio di luce: "Peter i cui sogni si sono realizzati" ma "per uno che riesce sono molti a cadere" però vale la pena "lottare con tutte le forze, costruirsi un futuro con le proprie mani!" 
Una canzone nostalgica e sulla disillusione, ma anche sulla forza di resistere, di andare avanti, di proseguire il cammino, costi quel che costi. 
Una di quelle canzoni che parlano al cuore ed alla mente, e che, ancora dopo così tanti anni, mi commuove ed emoziona.


giovedì 4 giugno 2020

Capolavori sottovalutati

Ci sono canzoni che sono famosissime, altre meno. Tra le canzoni famosissimi, o famose, un buon numero viene considerato, non sempre giustamente, un capolavoro. Ma sono sicuramente molte di piùle canzoni non troppo o per nulla o non abbastanza famose, ed è quindi molto più probabile che fra queste ci siano capolavori che pochi o non abbastanza conoscono ed apprezzano. Mi sono messo a scegliere alcune di queste canzoni, cercando di non essere ripetitivo nella proposta degli artisti e dei generi, Ecco una prima scelta con tre canzoni tre

e iniziamo dalla A di Avril, (o dalla L di Lavigne non ha molta importanza) How does it feel è un brano facente parte di Uder My Skin, secondo lavoro della cantautrice canadese, lavoro più maturo e dark del disco di esordio. Questa canzone, a differenza della maggior parte delle canzoni dell'album ha melodie molto suadenti, quasi sognanti, ed è una sorta di scoperta del mondo esterno, quasi un viaggio di formazione dentro le proprie emozioni e pensieri. Stupendo

I'm not down da quel fottuto capolavoro che è London Callling. In quell'album ce ne sono almeno una dozzina di canzoni sottovalutate, (beè sono 18 in tutto) ma ho sempre avuto un debole per questa:
cambi continui di ritmo, assoli, la voce di Mick Jones e un grande testo che ti tira su il morale
Willy De ville, magari più conosciuto come Mink De Ville (quello è il nome del gruppo, un poco come gli Alice Cooper che non è il nome del cantante) personaggio grandissimo ma totalmente sconosciuto al grande pubblico, Ma lasciate stare che sembri Capitan Uncino, lasciate stare che non l'avete mai sentito prima. QUesta è pura poesia Punto

giovedì 10 ottobre 2019

Salvati dal passato: Nena 99 luftballons


99 palloncini, cantava la giovanissima rocker tedesca Nena in pieni anni 80'. Una canzone che passava da toni dolci a momenti aggressivi e memorabili, intervallati anche da qualche intermezzo non propriamente riuscitissimo, e che ebbe uno straordinario successo ben oltre i confini tedeschi.. Nella versione inglese raggiunse addirittura la numero uno per tre settimane, e vendette centinaia di migliaia di copie negli USA persino nella versione originale tedesca, arrivando al disco di Platino.
La cosa straordinaria, e che molti ignoravano ed ancora ignorano, è che il tema di questa canzone non è una serata allegra al Luna Park, ma è in realtà la guerra atomica fra superpotenze. In effetti nella canzone si ipotizza che 99 palloncini, scambiati per armi segrete, diventavano il pretesto e la causa per un conflitto nucleare a causa delle improvvide decisioni di generali e politici
"99 ministri di guerra
Fiammifero e benzina
Pensavo fosse gente furba
Che già fiutavano un lauto bottino
Gridarono: GUERRA! e vollero potere
Uomo, avresti pensato
che saresti arrivato fino a questo punto
A causa di 99 palloncini" 


urla Nena nell'apice del ritornello

La musica si quieta prima di chiudersi su una nota decisamente malinconica

99 anni di guerra
Non lasciano posto per i vincitori
Non ci sono più ministri
né jet
Oggi mi faccio i fatti miei
Vedo il mondo  giacere in rovina
Ho trovato un palloncino
Penso a te e lo lascio volar via.

La canzone venne composta in un periodo di forti tensioni fra Est ed Ovest, caratterizzato dal dispiegamento di armi nucleari da entrambi i fronti. No si era mai stati così vicini ad un tragico conflitto nucleare che avrebbe realmente potuto cusare la distruzione del mondo. Per fortuna poi arrivò Gorbatchov, ma questa è un'altra storia (forse)