mercoledì 27 novembre 2013

Joe Jackson - One More Time


Joe Jackson Ha attraversato più di 30 anni di carriera musicale, tra alti e bassi, passando con disinvoltura fra i generi più disparati, dalgli esordi New Wave dove mischiava sapientamente Reggae e rock, al Jazz, suo primo e grande amore, al pop di classe, ed ancora al rock, alla sperimentazione, alle colonne sonore di film fino a ritornare ai suoi primi amori, ovvero jazz e rock. Qui lo vediamo in piena era "new Wave" con One More Time, rock energetico e di prima classe.

martedì 26 novembre 2013

Manic Street Preachers - Anthem for a Lost Cause


Gallesi, i MSP non hanno mai tradito né le loro idee socialiste e libertarie, né la loro terra ed il loro popolo. Tornano su uno dei più importanti avvenimenti sociali degli ultimi 30 anni, lo sciopero che i minatori gallesi intrapresero, venendo sconfitti, contro la politica antisindacale di Margaret Thatcher.
Il video illustra la durezza della lotta senza retorica, ma con molta dolcezza, mischiando intelligentemente personale e politico, ed il titolo non nasconde la realtà della sconfitta storica per il movimento sindacale ed operaio non solo inglese. Ma rivendica con orgoglio e lucidità che certe battaglie vanno combattute, anche se si sa che sono cause perse, perché la vittoria non sta nel vincere, ma nell'affermare la propria dignità, nel rimanere a testa alta qualsiasi cosa accada.

martedì 19 novembre 2013

Recensioni: Diane Birch - Speak a Little Louder


Diane si era segnalata quattro anni fa con un interessante e piacevole lavoro, che riprendeva la musica west coast degli anni 70 sporcandola leggermente di accenni soul e Rithm&Blues, intitolato The Bible Belt, con la quale si era fatta conoscere ed apprezzare dalla critica e dal pubblico più attento.
Ora torna con questo nuovo Cd, che riconferma e, se possibile, rafforza le impressioni positive del primo album. A differenza di molte altre sue colleghe della scena “indie” o “alternative” Diane non indulge arrogantemente in atteggiamenti musicalmente elitari, ma lavora sulla materia della musica pop senza inutili e falsi snobismi, riuscendo a coniugare qualità e raffinatezza della composizione con una vena pop che rende estremamente gradevoli materiali sonori che sarebbero altrimenti ostici.
Così nel disco troviamo brani come Lighthouse, dalle cadenze sofficemente electro-pop, non troppo dissimili dagli ultimi lavori di Ellie Goulding o Katy Perry,  o All The Love You got un brano  splendidamente pop, si accompagnano a pezzi come Superstars o Play It On, basati sul pianoforte e sull’ottima vocalità di Diane, mentre brani comi Pretty in pain , Diamonds in the Dust e Hold on a little Longer si riallacciano alle sonorità del primo disco, ma c’è spazio per pezzi come Love and War e la splendida Frozen Over che trasudano di Soul e RnB da tutti i pori.
Ci troviamo quindi di fronte ad un disco di assoluto livello, variegato e piacevole, un disco che non riesco a smettere di ascoltare, nonostante altri ottimi dischi da me comprati, e ritengo il miglior disco dell’anno fino ad oggi, Straconsigliato.

sabato 9 novembre 2013

Recensione di Avril Lavigne

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Quinto disco della cantautrice e rocker canadese. Arrivando dopo un disco come Goodbye Lullabye, molto coraggioso e molto bello, ma  anche poco compreso, si presentava come un disco difficile.
Pensavo, o meglio temevo, che Avril avrebbe cercato il successo facile, oppure che si sarebbe ripiegato su se stessa mettendosi a scimmiottare il proprio passato. Per fortuna il disco ha fugato questi timori, e presenta una Avril Lavigne rinata, che propone un nuovo lato di se stessa senza però tradire il suo passato e le sue caratteristiche.
Il disco inizia con Rock’n Roll un pezzo di Power Pop alla Joan Jett che omaggia la vita ribelle e l’anticonformismo, con un ritornello irresistibile ed un rude assolo di chitarra.
Here’s to Never Growing Up è una dichiarazione di intenti, la voglia di non crescere mai, e omaggia chiaramente la sua prima hit Complicated.
17 è un pezzo nostalgico che parla di amori adolescenziali, un poco stile The One that Got Away di Katy Perry, ma con un ritmo più sostenuto ed un arrangiamento migliore
Bitchin Summer è un pezzo che sembra uscito da Let Go, altro pezzo adolescenziale ed estivo,
Il trittico successivo è veramente di altissimo livello ed inizia con Let Me Go, duetto con il cantante dei Nickelback, nonché neomarito Chad Kroeger, una ballata possente e romantica, le voci di Avril e Chad si fondono alla perfezione dando luogo ad una delle canzoni migliori dell’album.La track successiva intitolata Give you What you Like è ancora più intimista, è una tenue ballata, dagli accenti tra il country ed il psichedelico, la voce di Avril è splendida e ascoltarla produce dei veri brividi.Non si fa tempo a tirare il fiato che la voce profonda di Marylin Manson ci introduce a Bad Girl, il pezzo più rock dell’album, ancora più trascinante di RocknRoll in cui la voce di Avril sorretta da chitarre elettriche ci trasporta in una sorta di viaggio infernale. Irresistibile!
La track successiva intitolata Hello Kitty ci sorpende ancora, seppure non in senso totalmente positivo. Difatti è una stravagante excursus nella musica techno/elettronica, un misto fra Kesha e PSY. Divertente ma dopo un paio di minuti annoia.Il disco riprende quota con You aint seen Nothin Yet, un pezzo pop/rock veloce e spensierato anche qui con un ritornello fantastico.
Meno convincente Sippin On Sunshine, altra summer songs che scorre senza particolari emozioni.
Dopo un paio di passaggi a vuoto però il disco si risolleva con un’altra tripletta.
La prima canzone della serie è Hello Heartache, che si apre con un insolito coro, che ricorda quasi le colonne sonore dei film italiani anni 70 (c’è da scommetterci che piacerà a Quentin Tarantino) e prosegue con una ritmica abbastanza veloce, per poi variare diverse volte nel ritmo e nell’intensità. Veramente sorprendente.
Falling Fast è una canzone stile la Alanis Morrisette di Jagged Little Pill splendidamente interpretata da Avril.
Il disco si chiude degnamente con Hush Hush, altra bellissima ballata di pianoforte
In definitiva è un disco che non delude,e come i precedenti lavori di Avril è un eccellente disco, anche se gli manca qualcosa ancora per essere un capolavoro. Penso che un pezzo rock in più al posto di qualche summer songs sarebbe stato meglio, e mi chiedo per quale ragione preferire una stravaganza come Hello Kitty alla preannunciata Fly, una ballata a cui pare Avril tenesse molto.
I pregi però sono molti di più, è un disco molto più vario dei dischi precedenti, che soffrivano tutti (con l’eccezione di Let GO) di una certa monocromaticità.
Ci sono almeno 4-5 canzoni che meritano di entrare in una top ten delle migliori canzoni di Avril, la produzione è pressoché perfetta ed alcune cose (la parte finale di Let Me GO, l’attacco di Bad Girl, la intro di Hello Heartache) sono geniali. Infine Avril dimostra di essere una cantante coi fiocchi, passando da un genere all’altro e dando spessore con la sua voce, capace di passare dagli acuti più alti  e “rock”a toni bassi e intimisti con supefacente disinvoltura, alla sua musica.
Forse questo disco non andrà in vetta alle classifiche, di certo è destinato a rimanere a lungo nei nostri cuori.