venerdì 4 dicembre 2020

5 canzoni per i giorni di pioggia

 Piove piove piove, ed in montagna nevica anche. Per sopravvivere a queste giornate uggiose, tristanzuole e prenatalizie, e senza tirare in ballo altri motivi che ben conosciamo, bisogna rivolgersi alla nostra amata musica rock, o Pop  se preferite, per avere un po' di consolazione, se non di allegria.

Ed ecco 5 canzoni che possono farci digerire meglio il cattivo tempo ed il freddo.

La prima non può essere che questa strabordante cover di un vecchio brano  da parte della Ex Spice Girl Gerry Halliwell che,  citando Flashdance, inneggia alla pioggia ...di uomini !  

It's raining Men

A molti la pioggia induce un senso di tristezza, ma c'è anche chi invece non solo la gradisce, ma addirittura è felice solo quando piove, come Shilrey Manson dei Garbage.   

Only Happy when it rains

Un'altra canzone famosa che parla di pioggia, o meglio, di gocce di pioggia, è la celeberrima Raindrops keep falling on my head, scritta da Burt Bacharach per la colonna sonora del film western Butch Kassidy, interpretato da due giganti come Paul Newman e RObert Redford, canzone che si guadagnò un Oscar

Hai mai visto la pioggia? si chiedevano una quarantina di anni fa i Creedence Clearwater Revival, e la risposta è sì, l'abbiamo vista, decisamente. La canzone è, ancora oggi, da brividi, e non solo per il freddo e l'umidità.. 

Have you ever seen the rain

I Creedence dovevano essere degli appassionati di meteoreologia, oppure ai loro tempi doveva piovere veramente tanto, perché dopo averla vista cadere si chiedevano, "chi fermerà la pioggia"? anche se, forse, non si riferivano alla pioggia di acqua, il più delle volte benigna e necessaria, ma alla pioggia come metafora della distruzione nucleare. Ma lasciamo da parte certi pensieri e godiamoci la canzone 

Who'll stop the rain







giovedì 3 dicembre 2020

Recensioni: Smile di Katy Perry


 Quinto disco di Katy Perry  (ma sesto se consideriamo il disco uscito sotto il suo vero nome di Katy Hudson nel lontano 2002) Smile si pone in un modo alquanto enigmatico nella discografia della cantante  e autrice californiana. Partita dal pop-rock di One of the Boys per approdare a lidi decisamente più pop nei successivi Teenage Dream e Prism, per poi virare verso una versione più dance con il problematico Witness, ora Katy, da poco diventata madre, sforna un lavoro che, pur essendosoto il profilo strettamente musicale un proseguio di Witness, se ne differenzia sul piano dei contenuti, e lascia intendere un possibile sviluppo verso altre direzioni, anche perché è difficile pensare che una carriera così piena di sorprese e cambiamenti possa fermarsi in uno stile.

Il disco si può dividere in varie tematiche che vengono affrontate, che possiamo dividere in 4 categorie: Amore, Resilienza, Autoaffermazione e Gioia. Ecco, la cosa che più emerge dall'ascolto del disco è questa atmosfera non semplicemente e magari supeficialmente allegra, ma sintomo di una felicità raggiunta, una completezza data anche dalla maternità e dall'aver raggiunto un equilibrio come personale. Seppure personalmente ho sempre amato la prima versione di Katy Perry, e diciamo pure che seppure né Witness né questo disco mi soddisfino del tutto dal punto di vista della veste musicale, non si può negare che questo disco sia un disco "felice", che sprizza ottimismo e gioia di vivere, pur nelle difficoltà e nella complessità del mondo moderno, come nell'emblematica "It's not the end of the world" uno dei pezzi migliori   Daisy, Resilient, Champagne Problems, evidente omaggio alla dance fine anni 70. la ipnotica Harleys in Haway, la coinvolgente Cry about it later, e la ballata finale What makes a Woman si segnalano tra le canzoni più valide .  Il senso del disco, come anche della copertina, a mio modo di vedere molto azzeccata, si può trovare nella consapevolezza che, anche se la vita può darci motivi di tristezza e malinconia, bisogna sempre trovare la forza, la resilienza dentro di noi, per tornare a sorridere , senza piangerci addosso.

 In definitiva un disco tutt'altro che disprezzabile, e spiace l'insuccesso che ne ha caratterizzato il percorso commerciale, ma forse potrebbe anche essere un bene, che potrebbe spingere Katy a regalarci quel disco acustico promesso anni fa, e che stiamo ancora aspettando.

voto 8

venerdì 27 novembre 2020

Recensioni: Album no 8 di Katie Melua

 Katie Melua è una delle cantanti più brave e sottovalutate degli ultimi 20-30 anni. Dal 2004 ad oggi ha sfornato la bellezza di 7 album, sempre muovendosi con grazia ed infinito stile fra vellutate atmosfere jazz sprazzi di blues, escursioni nel folk (particolarmente nel cd In Winter) e rari esperimenti pop o rock, senza mai praticamente deludere, persino i suoi dischi più deboli (per quanto mi riguarda House. Questo album, semplicemente titolato Album no 8,  è un ulteriore passo in avanti. Ormai emancipatasi dalle ali del pigmalione Mike Batt, Katie sembra essersi indirizzato verso un suono acustico, magari supportato da un accompagnamento orchestrale raffinato e mai banale, lasciando da parte atmosfere jazz e blues. A mio modo di vedere questa è una mossa vincente, non ho mai trovato la sua voce, peraltro tecnicamente perfetta, particolarmente adatta a quello stile, mentre nelle ballate acustiche o melodiche, la sua voce dolce e suadente è la vera ciliegina sulla appetitosa torta musicale. Torta musicale composta da 10 canzoni quasi tutte di notevole bellezza, tra cui si segnalano English Manner, Airtime, Joy, you longing is gome, e che tocca il vertice nella meravigliosa Headin Home,  canzone sulla necessità del tornare a casa e ritrovare i propri affetti. Un disco suadente il cui ascolto è ideale per riprendervi dopo una dura giornata lasciandovi cullare dalle note e dalla voce di Katy. Magari manca qualcosa per farne un capolavoro, ma in fondo non è poi così importante.

Voto : 9

venerdì 30 ottobre 2020

Avril Lavigne - My Happy Ending (virtual concert, October 24, 2020)

Avril Lavigne non si ferma, non l'ha fermata la malattia di Lyme , non la sta fermando nemmeno la maledetta pandemia chiamata covid 19: insieme ad un gruppo di artisti americani e canadesi ha organizzato un concerto virtuale, cioè senza pubblico, per raccogliere fondi per la cura della malattia di Lyme. Ha eseguito alcune canzoni, oltre ai classici anche 3 canzoni dall'ultimo, eccellente album "Head above Water, tra cui l'inedito Birdie. Ma mi piace andare sui classici ed ecco quindi la sempreverde "happy Ending" sperando vi sia una finale felice per tutti noi

sabato 24 ottobre 2020

Katie Melua - Heading Home (Official Audio)

 

Katie Melua ha  sempre realizzato ottimi dischi da quando è in attività, esattamente sette. Ed eccola quindi in questo disgraziato anno a realizzarne uno nuovo, che si chiama, manco a dirlo, Albun number eight, ovvero Album numero otto, resuscitando una tradizione che vedeva nei Led Zeppelin ed in Fabrizio de ANdrè i maggiori rappresentanti, ovvero la tradizione di chiamare l'album con un semplice numero al posto di un impegnativo titolo. Facezie a parte mi pare che il disco contenga canzoni tranquille e rilassate, l'ideale per questo periodo travagliato. Tornerò a parlare prossimamente più nel dettaglio, per il momento godiamoci questa canzone estratta dall'album (numero otto !)

mercoledì 21 ottobre 2020

The Struts, Phil Collen, Joe Elliott - I Hate How Much I Want You

 

Questo periodo post pandemia(o ante-pandemia non si capisce più niente!) è caratterizzato da moltissime novità. In realtà sono io che sono rimasto indietro per via della mia pigrizia e non ho aggiornato questo fantastico blog, troppo perso nelle pieghe degli infami ed inutili social per dedicare tempo alle cose che realmente mi interessano.

Tra le tante novità, di cui aggiornerò col tempo, ecco il gruppo inglese the Struts, che dopo il bel concerto di Milano da me recensito, torna alla mia attenzione con varie track, tratte dal loro prossimo lavoro in uscita che si chiama...come si chiama? beh in qualche modo si chiamerà! Questo brano mi pare che abbia tutte le carte in regola per sfondare, o almeno per "spaccare" Riffone di chitarra, batteria potente, assolo di chitarra e cori da pub. L'ideale con una bella rossa, intendo dire la birra, che avete capito!

martedì 20 ottobre 2020

Salvati dal passato: Drain the Blood dei The Distillers

 

Metà degli anni 2000: Il punk stava vivendo un momento imprevisto di glorificazione e persino successo commerciale. Dato per morto dalla gran parte dei suoi protagonisti degli anni 70 e ridotto ad una specie di parodia underground, fatta di rumore ed estremismo musicale e politico fine a se stesso, a metà degli anni 90 risorge grazie fondamentalmente ai Green Day che gli restituiscono l'anima pop. Ed è subito una esplosione di gruppi dai No Doubt ai Sum41. Uno degli ultimi gruppi a salire sul treno, quando forse ormai era passato, sono la band dei Distillers. Capitanati dalla sexy Brody Dalle, che ha tutto, dal fisico, ai tatuaggi a (soprattutto ) la voce, per interpretare in modo convincente il ruolo che ricopre, il gruppo produce un ruvido ma alle volte anche melodico rock'n roll (il punk è rock'n roll allo stato puro, finiamola con le cazzate snobistiche !). Questo video è in qualche modo il loro manifesto ed ilustra perfettamente tutti i luoghi comuni del "genere": periferia di una (grande?) città, il ragazzi entrano nel sottosuolo (underground) attraverso il tombino, come se scappassero da qualcuno o qualcosa, in puro stile 1997 fuga da New York.  L'inquadratura degli occhi di Brody che lo richiude è iconica. Ed iconica è pure l'inquadratura delle chiappe sode della stessa la scena successiva. Da lì è solo puro rock'n roll senza orpelli nè giustificazioni intellettuali.


giovedì 4 giugno 2020

Capolavori sottovalutati

Ci sono canzoni che sono famosissime, altre meno. Tra le canzoni famosissimi, o famose, un buon numero viene considerato, non sempre giustamente, un capolavoro. Ma sono sicuramente molte di piùle canzoni non troppo o per nulla o non abbastanza famose, ed è quindi molto più probabile che fra queste ci siano capolavori che pochi o non abbastanza conoscono ed apprezzano. Mi sono messo a scegliere alcune di queste canzoni, cercando di non essere ripetitivo nella proposta degli artisti e dei generi, Ecco una prima scelta con tre canzoni tre

e iniziamo dalla A di Avril, (o dalla L di Lavigne non ha molta importanza) How does it feel è un brano facente parte di Uder My Skin, secondo lavoro della cantautrice canadese, lavoro più maturo e dark del disco di esordio. Questa canzone, a differenza della maggior parte delle canzoni dell'album ha melodie molto suadenti, quasi sognanti, ed è una sorta di scoperta del mondo esterno, quasi un viaggio di formazione dentro le proprie emozioni e pensieri. Stupendo

I'm not down da quel fottuto capolavoro che è London Callling. In quell'album ce ne sono almeno una dozzina di canzoni sottovalutate, (beè sono 18 in tutto) ma ho sempre avuto un debole per questa:
cambi continui di ritmo, assoli, la voce di Mick Jones e un grande testo che ti tira su il morale
Willy De ville, magari più conosciuto come Mink De Ville (quello è il nome del gruppo, un poco come gli Alice Cooper che non è il nome del cantante) personaggio grandissimo ma totalmente sconosciuto al grande pubblico, Ma lasciate stare che sembri Capitan Uncino, lasciate stare che non l'avete mai sentito prima. QUesta è pura poesia Punto

domenica 3 maggio 2020

Picks of the week

Forse il mondo si è fermato ma il rock'n roll non viene fermato neppure dalla quarantena
Ed ecco quindi una carrellata di nuove canzoni o magari semplicemente di canzoni in nuova veste.
E partiamo dagli Evanescense, in gran forma con questa Wasted on you
Non è una nuova canzone, anzi è un classico degli anni 80, ma viene qui riproposto dal buon Billie Joe Armstrong dei Green Day con tanto di partecipazione di Miss Susanna Hoffs, cantante e chitarrista delle band delle Bangles, a cui si deve appunto il brano di cui stiamo parlando: Manic Monday
Ed infine un'altra canzone non nuovissima, anche se piuttosto recente
Stiamo parlando di Warriors di Avril Lavigne, qui cambiata in We are Warriors, e dedicata a tutti gli operatori sanitari (e non solo ) impegnati nella quotidiana lotta contro la pandemia.
Nel video sono inseriti video di fan che testimoniano la nostra lotta quotidiana, molti di questi arrivano dall'Italia.

venerdì 3 aprile 2020

5 canzoni per sopravvivere alla quarantena

Sono tempi duri, tempi di corona virus e di quarantena, con cui i governi ci costringono a stare in casa "per il nsotro bene", a cui , magari , ptevano provvedere prima stroncando sul nascere questa patologia, che peraltro è ben poca cosa rispetto alle pandemie del passato
Bene, da bravi rockettari, ne approfittiamo per qualche canzone che ci possa aiutare in questa quarantena, canzoni che parlando di febbri, lotta contro le malattie e rinascite.
 e non possiamo non partire con il boss del rock , che con il suo "The fever" (ok è una cover, ma chissenestropiccia?)

 


Una canzone che si riferisce direttamente alla lotta contro una malattia, seppure diversa
è Head Above Water di Avril Lavigne, pezzo possente e commovente
 

 
Una canzone che parla del "dopo" (dopo una crisi relazionale, dopo la perdita di qualcuno di caro, o dopo una maattia) e che ci ricorda che "dopo la tempesta arriva il sole" è Sale el Sol di Shakira
canzone dai ritmi rock

Una canzone che forse non è proprio relazionata alla malattia o alla rinascita, ma ha una aria "malaticcia" e che si adatta molto a questi giorni passati in casa, spesso anche sotto le coperte, anche magari senza avere particolari problemi di salute, ma solo perché fuori fa ancora freddo e non si ha voglia di fare un cazzo, e si è anche abbastanza paranoici, è questa canzone del Cure intitolata Lullaby ovvero ninnananna

 
Dovendo stare a casa, si deve giocoforza dividersi fra salotto e camera da letto (a parte quelli golosi che staranno tutto il tempo in cucina e usciranno da questo periodo con problemi di dieta e diabete...)
Non sarebbe neanche male se nellla nostra stanza ci fossero le Bangles (ed in particolare Susanna Hoffs) anzi "in my room"
 
 

e con questo abbiamo finito, sperando che sia stato di vostro gradimento
 



giovedì 19 marzo 2020

I 20 dischi migliori degli anni 10

Con incredibile ritardo pubblico questa mia personalissima classifica. La numerazione non segue una scala di valori, ma è grosso modo cronologica, in realtà è piuttosto casuale, come in fondo deve essere. Difficile dire quale disco sia migliore, io ho scelto quelli che ritengo più importanti o semplicemente più gradevoli. Ne sono rimasti fuori parecchi ma bisogna fare pure una scelta..
E allora iniziamo...

1) Paul Weller- Wake up the nation. (2011)
Sul  buon Paul Weller ci sarebbe da scrivere un libro, ma mi limito all'indispensabile. Ovvero che è un vero genio, un genio in Italia totalmente o quasi ignorato, conosciuto soprattutto per le cose meno degne che ha fatto ovvero gli Style Council, un gruppo che proponeva un dignitoso soul-pop, un intelligente compromesso fra mercato ed Arte. Certamente con i The Jam aveva fatto cose migliori, ma le cose migliori le ha fatte dopo, come solista. Se ne volete la prova o volete fare un assaggio, questo disco è forse l'approccio migliore. Difatti in Wake up the Nation Paul con l'aiuto di diversi ospiti prestigiosi, in soli 40 minuti di musica suddivisi in ben 16 composizioni fa una summa di tutta la sua musica, non solo esplorando generi diversissimi tra di loro, ma addirittura divertendosi a mischiarli in modo imprevedibile e sempre gradevole. Rock anni 60, influenze psichedeliche, soul, RnB, folk, musica d'avanguardia, cabaret, elettronica, questo ed altro si può trovare in questo disco, un disco veramente sorprendente e bello, che dimostra che "sperimentare" non fa necessariamente rima con "annoiare".
2) Avril Lavigne -Goodbye Lullaby ( 2011)
Questo  è il disco più sofferto e maturo di Avril Lavigne, almeno fino ad Head Above Water (che difatti, merita anche lui la citazione in questa classifica). Un disco che sarebbe dovuto uscire 2 anni prima, ma fu ritardato perché la casa discografica lo riteneva troppo poco commerciale (si era nel periodo dell'esplosione del "fenomeno LadyGaga" e le pressioni sulle varie cantanti per uniformarsi al "nuovo talento"erano molto forti) Uscì nel marzo 2011 con solo
poche aggiunte od omissioni, sostanzialmente i singoli What the Hell e Smile. Il disco è come un viaggio nella vita e nei sentimenti della cantautrice di Toronto. Le note sognanti di Black Star introducono l'ascoltatore ad un percorso fatto di musica ed emozioni, dalla spensieratezza di What the Hell e Smile, alla nostalgia di Wish You were here, fino alla cupa malinconia di Remember When e Goodbye, ed il disco non può non finire con Alice, canzone scritta per il film di Tim Burton "alice in wonderland" che suggella un viaggio in un mondo incantato.

3) Bruce Springsteen  . Wrecking Ball (2011)
Diciamolo onestamente, il tempo passa per tutti e seppure i concerti di Bruce "the Boss" Springsteen continuino ad essere il miglior spettacolo di rock n roll sulla faccia del Pianeta Terra, a livello discografico questi anni 10 del ventunesimo secolo non sono certo il miglior periodo del'artista del New Jersey. Questo Wrecking Ball (che nulla a che vedere con la versione di  Miley Cyrus, è inutile specificare) scava nelle radici della musica americana come pochi hanno fatto e solo Springsteen sa fare. Il disco contiene quindi molto country, molto folk, ma anche una certa apertura verso la musica rithm and blues old style ovviamente. Un disco imperdibile, in sostanza, senza se e senza ma.


4) Katie Melua- Secret Simphonies
Ecco, per Katie Melua, potremmo fare lo stesso discorso, magari anche in modo più deciso, che abbiamo fatto per Paul Weller. Artista tanto brava quanto ignorata, in modo misterioso, direi. Ho tutti i suoi dischi, e non ce n'è uno che non sia almeno un buon disco. Questo Secret Simphonies è uno dei migliori, insieme al disco di esordio e a Winter.
Il  disco  è registrato con la partecipazione  della Secret Symphony Orchestra e segna un ritorno, seppure con qualche innovazione, alla musica che ha sempre caraterizzato Katie ovvero a quel pop sofisticato sporcato di blues e jazz . Gli arrangiamenti orchestrali giovano alla struttura musicale del lavoro,  che riesce a coinvolgere lo spettatore trascinandolo in atmosfere dolci e leggermente malinconiche che lasciano qualcosa nel cuore.

5) Tonight Alive - The Ocean (2012)
I Tonight Alive sono un gruppo punk-pop australiano, spesso ingenerosamente paragonati con i Paramore, con i quali condividono il banale fatto di avere una frontwoman e di proporre un rock veloce e sbarazzino, ovvero quella musica che è stata chiamata Pop-punk o emo o alternative.
In realtà i due gruppi sono ben distinti per vari motivi, ma se alcune somiglianze esistono nei dischi di esordio rispettivi, i lavori successivi marcano distanze importanti. The Ocean è il disco dove i 5 ragazzi australiani raggiungono la loro maturità artistica, staccandosi dal modello della musica Emo, tutta energia e poco altro. Pezzi aggressivi si alternano a brani molto più meditati, introspettivi e, spesso, quasi lirici.  I cinque canguri riescono così a creare un lavoro molto complesso, che guadagna (cosa rara nel genere) con gli ascolti, pur rimanendo nel complesso molto orecchiabile e "catchy". Un disco importante.

6) Diane Birch- Speak a little louder (2013)
Il primo disco di Diane Birch era un gradevole ripescaggio del soft rock anni 70. Questo Speak a little louder è invece come raggi di luce mattutini che si filtrano tra le fessure di una vecchia casa in qualche regione del sud degli Stati uniti, rischiarando per un attimo l'oscurità della notte, prima che si faccia giorno. Atmosfere stranianti e sognanti prima di un pomeriggio caldo e assolato. Da ascoltare

7) Queen of Stone Age-  Like Clockwork (2013)
 I QoSA sono forse uno dei pochi gruppi ancora sulla scena ad aver mantenuto vivo lo spirito del Grunge. In questo disco riescono ad offrire un valido campionario di un rock al contempo orecchiabile ma anche evocativo, tra i quali spiccano The Vampire of time and memory, My God is the Sun, I appear Missing, e la title track Like Clockwork in cui le atmosfere ricordano (un poco) addirittura i Pink FLoyd.

8)The Pretty Reckless - Going to Hell
The Pretty Reckless sono tra i gruppi più sottovalutati della scena attuale. Sarà perché la cantante è Taylor Mommsen, che aveva iniziato la carriera come attrice in un telefilm chiamato Gossip Girl per cui molti (sottoscritto compreso) hanno pensato ad un operazione stile Paris Hilton in chiave rock. Ma la Mommsen è una convinta rockettare, ed i Pretty Reckless cono da prendere sul serio, come dimostra questo album, che alterna rockettoni folli che fanno muovere i piedi a ballate decisamente riuscite che sclaldano il cuore. Certo ci sono citazioni da questo o quell'altro, ma non è un difetto, altrimenti bisognerebbe buttare a mare il 99% della musica rock (e non solo) degli ultimi 20 anni. Sebbene il successivo Who you selling for sia virgola più virgola meno, allo stesso livello,  ho una leggera preferenza per questo, poi è soggettivo, come al solito.

9) Manics Street Preachers - Rewind the Film 
I Manics sono un gruppo che ho seguito fin dai loro esordi agli inizi degli anni 90. Sono un gruppo maledettamente sottovalutato, capaci di capolavori (molti) e anche di cadute rovinose (poche). La Deluxe edition di questo disco che ho, è arricchita con quadretti artistici, ed è la rappresentazione iconografica di quello che è il disco. 12 quadretti d'autore, dai toni tranquilli e malinconici ma non rassegnati o tristi, con armonie dolci e qualche angolo di amarezza, come una giornata passata in un villaggio del Galles, in attesa che arrivi la pioggia e di una birra in un pub caldo.

10) Joe Jackson- Fast Forward (2015)
Joe è un altro personaggio assolutamente mitico ed unico nel panorama musicale britannico. Questo disco è un poco un riassunto di tutta la sua carriera, si va dal punk con una cover dei television, fino alle inflienze jazz e a quel pop, un poco rock, un poco soul, forse anche bllues, che è diventato il marchio di fabbrica dell'onnivoro e fantasioso compositore britannico. I testi sono some sempre ironici ed intelligenti, e Joe non rinuncia a dare il suo parere su tante cose, dal razzismo alle differenze culturali, sempre con quel pizzico di garbato anticonformismo che lo rende, in un mondo sempre più omologato dove le persone si dividono in fazioni contrapposte, una voce fuori dal coro, ma sempre estremamente intonato, con la musica, ma anche con  il cervello.

11) Katie Melua - In Winter (2016)
I dischi natalizi sono, generalmente, delle gran palle. Vero, ma ci sono delle eccezioni, come questo disco di Kate Melua, che riprende canzoni della tradizione dei paesi dell'Est (da cui proviene) mixandoli con le più consuete atmosfere anglosassoni.  Il risultato è eccellente, con coretti e melodie evocative e che scaldano cuore ed anima, ideale per passare una serata mentre fuori fa freddo (e magari nevica) con in mano una tazza di cioccolata bollente...

 


12) Avril Lavigne  Head Above Water (2019)
Lo so ho già messo un disco di Avril Lavigne, e rischio di essere ripetitivo. Ma credo che questo disco valga veramente di entrare in qualsiasi classifica di merito. Per due ragioni principali. In primis è un disco che viene dal cuore, o meglio dall'anima, e racconta, persino quando sembra parlare d'altro, di un cammino di guarigione, non solo fisica, dalla malattia. In secondo perché è veramente un bel disco, che ci restituisce un'artista nuova, con un approccio totalmente nuovo alla musica. Musica che viene dall'anima e parla all'anima, sempre per chi l'anima la conservi ancora.

13) Sarah Jarosz- Undercurrent (2016)
Sarah è un'artista tanto talentuosa e competente musicalmente quanto sconosciuta: la sua musica è puro folk americano, ma se pensate a qualcosa di noioso o antiquato siete fuori strada. Le sue song sono delicate composizioni musicali arrangiate con strumenti della tradizione folk e cantate con una voce suadente ed evocativa. I suoi dischi sono tutti molto belli, ma questo forse è il più bello. Se volete conoscerla potete inziare da qui. Mettete il Cd nel lettore, chiudete gli occhi e lasciatevi trasportare.

 

14) Paramore-Paramore (2013)
Gruppo nato a metà degli anni zero, aveva già lasciato traccia di sè nei precedenti dischi: questo però, a mio avviso, è quello più completo e vario, in cui vengono conciliate nel modo migliore le varie anime musicali della band americana :quella pop  ( Still Into you) quella emo (Fast in my car), quella punk (Ignorance) quella religiosa (PArt II) e quella romantica (Hate to see your heart break) Per qualcuno questo è il disco del "tradimento". Per me è il disco della maturità.


15 Halestorm- Vicious (2018)
Band americana alquanto diversa da quelle che ascolto abitualmente, ma comunque molto interessante. Gli Halestorm propongono un solido hard-rock che affonda le sue radici nell'hard degli anni 70-80 ma anche nel poprock, insomma una specie di mix fra Black Sabbath, le Heart e i Fleetwood Mac, tanto per intenderci (e per citare gruppi di cui i nostri hanno proposto cover )
Black Vultures, Uncomfortabile, la bellissima e sensuale Do not disturb e la trascinanate Killing ourselves to death sono i migliori esempi del rock travolgente proposto dalla Band di Lizzy Hale, ma Heart of Novocaine e la finale The Silence ci ricordano quanto gli Halestorm siano abili con le ballate.


16) Sum 41 - Screaming Bloody Murder  (2011)
La band canadese capitanata da Derrick Whibley propone con questo disco una importante svolta musicale. Senza tradire la propria inclinazione punk rock il gruppo passa ad un tipo di musica più potente, massiccia, rinunciando a quelle cantilene un po' infantili e tipiche del punk più commerciale, non a caso definito Punk Pop. Questo nuovo approccio è perfetto per le tematiche di questo disco, decisamente più dark del solito, quasi un viaggio nell'orrore, sociale ma soprattutto personale, che riflette il difficile momento personale di Derrick. 14 canzoni che accompagnano l'ascoltatore in questo viaggio portandolo per mano attraverso melodie dolci e rilassate che si trasformano all'improvviso in ritmi forsennati e testi inquietanti, proprio come in una pellicola Horror. La summa si raggiunge nella lunga suite "a dark road to hell" composta da tre canzoni che alternano stili totalmente diversi anche all'interno del singolo segmento. Insomma un capolavoro senza se e senza ma, almeno per chi ama il rock viscerale e senza compromessi.

17) Subways- The Subways (2015)
Non tragga in inganno il titolo dell'album, non si tratta di un disco di esordio ma del quarto disco di questa solidissima band indie inglese. Indie è un termine che significa un po' tutto ed un po' niente, raggruppando musica sperimentale, musica sostanzialmente dance, rock psuedo intellettuale e rock puro e duro nello stesso calderone. Ovviamente e fortunatamente i The Subways appartengono a questa ultima categoria, un terzetto di ragazzi (due ragazzi ed una ragazza, per essere precisi) tanto giocherelloni e simpatici quanto competenti nel proporre una musica che si riaggancia al vecchio rock, quello che va dagli anni 50 agli anni 70, per intenderci, rimodernandolo di quel tanto che basta per non scadere nel banale o nel già sentito. Per il resto la formula è quella, ritmi veloci, ritornelli orecchiabli ed una cascata di sano divertimento rock'n'roll

 18) Sarah Packiam - Again (2015)
Sarah è una giovane, (in realtà neanche troppo) cantautrice, di origini irlandesi ma trapiantata a MIami, dove ha trovato evidentemente il suo posto ideale per proporre la sua musica ed anche collaboratori di prestigio , fra cui praticamente metà della band di Shakira (che Sarah presumo adori, visto che i suoi video casalinghi mostrano il poster della ragazza di Barranquilla nel suo salotto) ed in particolare il chitarrista/produttore Tim Mitchell. Ma Sarah ha uno stile personale che non ha tutto sommato molto a che vedere con quello della sua più celebre collega. Direi forse che il suo stile può essere avvicinato a quello di Sheryl Crow, da cui però la dividono un timbro vocale decisamente diverso e qualche influenza maggiormente "latina" o quantomeno caraibica ( e qui forse un filo di influenza shakiriana c'è). In ogni caso Sarah propone la sua musica con grand coraggio e determinazione, e presto o tardi il mondo si accorgerà di lei, perché il talento non le manca di certo. E questo disco lo testimonia in modo convincente.

19) Billy Bragg & Wilco - Mermaid Avenue vol 1-2-3
Questo disco è una raccolta di 3 cd usciti in realtà a partire dal 1999, ma essendo uscita nel 2011, non potevo non metterla. Si tratta di materiale preso dall'archivio di una vera leggenda della musica americana, ovvero nientepopodimeno che il mitco Woody Guthrie, e riarrangiato e musicato dai sopradetti ammodernandolo ma rispettandone il significato e lo spirito, cosa affatto facile. Il risultato è assolutamente stupefacente ed ammaliante, e riporta la musica del grande Guthrie ad una dimensione più moderna e attuale, permettendo alle nuove e nuovissime generazioni di conoscere lo sconfinato talento di questo artista protagonista di una epoca che non è più, ma che in questo modo possiamo ancora sentire a noi vicina, perché l'amore, la gioia, la tristezza, la rabbia, la lotta e l'orgoglio sono cose che non tramontano mai.

20) Jade Bird- Jade Bird (2019)
Dopo aver parlato del disco precedente mi è venuto spontaneo scegliere come chiusura questo disco. Ci sono altri dischi che potevano meritare la citazione, quello dei Of Monsters and Man, ad esempio, ma questo disco credo lo meriti di più per una semplice ragione, Questa ragazzina è veramente un grande talento, ed il suo disco, secondo me, è solo l'inizio di una grande carriera. Un disco dove, riprendendo il discorso di cui sopra, amore, disperazione e gioia trovano una loro espressione assolutamente valida a livello si compositivo che canoro. Un disco che, aldilà dei paragoni più o meno azzeccati con questa o quell'altra cantautrice, non può altro che colpire l'ascoltatore, mandandolo al tappeto e togliendoli tutte le certezze. Tranne una, quella sul talento di Jade Bird.