Dopo 3 anni e mezzo arriva il nuovo disco di Shakira: un
disco tanto atteso (da me) a cui non corrisponde una uguale soddisfazione. In
effetti il disco, se non fosse per un pugno di canzoni riuscite, risulterebbe
una delusione. Analizziamo le canzoni una per unaper prima cosa.
Il disco si apre con Can’t remember to forget you,
chiacchieratissimo duetto con la cantante R&B Rhianna. Criticato da molti aprioristicamente si rivela invece essere un ottimo brano, oserei dire
eccellente, con le sue ritimiche reggae/ska che espolodono un un hook rock di
rara potenza. Eccellente partenza. Il disco cala però con Empire, un pezzo non
scritto da Shakira (una delle caratteeristiche di questo disco) in cui si vedono
troppe influenze, da Kate Bush a Florence and the Machine ai Massive attack, ma
soprattutto che non riesce ad essere minimamente orecchiabile, sembra un pezzo
costruito con pezzi di canzoni diverse, pretenzioso, ma non riuscito.
You don’t care about me è anch’esso non scritto da Shakira e
fra i coautori figura Chantal Kreviazuk, che aveva lavorato con Avril Lavigne
su Under My Skin, il brano è ben lontano dalla rabbia e dall’intensità di quei
pezzi, è una canzoncina pop né carne né pesce, che ricorda (in peggio )
cantanti come Goyte. Dare è una commercialata dance scritta da ben nove
persone. Mi verrebbe un commento alla Gordon Ramsay ma passiamo oltre.
Per fortuna ci si risolleva di molto con Cut Me Deep, che
potremmo definire come “Shakira incontra i Clash”. Il pezzo non è scritto da
lei, ma dai Magic, però funziona a meraviglia, forse l’unico pezzo non scritto
da lei che abbia qualità.
23 è un brano scritto con il vecchio e fidato
produttore Ochoa, e si sente, una bella ballata dedicata al suo uomo, con l’intervento
finale del piccolo Milan, definito il più giovane corista del mondo, una
ballata veramente toccante. Fosse così tutto il disco…
The one Thing e Spotlight meritano una recensione unica,
visto che fondamentalmente sono la stessa canzone, una parte di ballata
acustica, coperte da un riff di chitarra che ricorda Rock’n Roll di Avril
Lavigne, che però è decisamente meglio. nel primo c’é anche una sorta di rappata,
simile a quella che troviamo in Bitchin summer (sempre dall'ultimo disco di Avril Lavigne) mentre nel secondo i vocals sembrano quelli di Dolores O
Riordan dei Cranberries: canzoni discrete (non di più) ma per nulla originali.
Per fortuna
giunge Medicine, duetto con il cantante Blake Shelton, conosciuto sul
set di The Voice, un bel brano country, forse un poco scontato, ma si vede che
fra i 2 c’è una certa chemistry (occhio Pique!).
Broken records è una ballata acustica dai toni vagamente
country, un pezzo dove ritroviamo le vocalità di Shakira, non eccezionale ma
buono. La versione standard viene chiusa da Nunca me Acuerdo de Olvidarte
versione spagnola di CRTFY, e da Loca Por Ti, canzone cantata in
spagnolo, dove finalmente troviamo la vera Shakira, sarà che lo spagnolo è la sua lingua, che è una lingua più bella dell’inglese, però Shakira in spagnolo
è un’altra cosa, canzone bellissima, arrangiamento eccellente, prova vocale
mostruosa, un pezzo da amare senza se e senza ma.
Nella versione De Luxe sono compresi anche La La la ennesima
inutile versione di Dare, un poco più latina, Chasing Shadows, scritto da Sia
Furler insieme a David Garibay, due nomi noti, la prima per aver scritto la
splendida Diamonds di Rihanna, e aver coscritto la bella Double Rainbow con
Katy Perry, il secondo per essere produttore di Born This Way di Lady Gaga. La
canzone è decisamente brutta niente a che vedere con Diamonds, un’occasione
sprecata.
That Way che chiude definitvamente le danze, è una dolce
ballata di piano, però il riff di piano è ripetuto dall’inizio alla fine, la
canzone non cresce, carina, ma non regge il confronto con canzoni come La Pared
o Lo Que Mas.
Insomma in definitiva un disco con troppi alti e bassi, ma
soprattutto, quello che non riesco a spiegare, è perché aver chiamato con il
proprio nome un disco che è forse il meno personale, con poche canzoni scritte
da lei, moltre, troppe collaborazioni, di cui poche riuscite, a parte i duetti.
Il tutto mi fa pensare ad unamancanza complessiva di ispirazione, ad un disco
realizzato tenendo un po’ troppo d’occhio le esigenze del mercato, e solo in
parte all’esigenza di esprimere le proprie potenzialità artistiche, che pure ci
sono (vedi 23, forse il pezzo più personale, e quindi riuscito)Perché poi
invitare quella masnada di ospiti quando i pezzi migliori sono i pezzi alla
Shakira (Loca per ti, 23) mi verrebbe da chiedere alla Mourinho: Porque Shakira,
Porque?.
Insomma un disco alla fine ampiamente sufficiente, ma
inferiore e di molto ai lavori passati (con l’eccezione di She Wolf,che però
era dichiaratamente un disco commerciale).
Nessun commento:
Posta un commento