domenica 30 marzo 2014

Recensione di "Shakira" di Shakira

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Dopo 3 anni e mezzo arriva il nuovo disco di Shakira: un disco tanto atteso (da me) a cui non corrisponde una uguale soddisfazione. In effetti il disco, se non fosse per un pugno di canzoni riuscite, risulterebbe una delusione. Analizziamo le canzoni una per unaper prima cosa.
Il disco si apre con Can’t remember to forget you, chiacchieratissimo duetto con la cantante R&B Rhianna. Criticato da molti aprioristicamente si rivela invece essere un ottimo brano, oserei dire eccellente, con le sue ritimiche reggae/ska che espolodono un un hook rock di rara potenza. Eccellente partenza. Il disco cala però con Empire, un pezzo non scritto da Shakira (una delle caratteeristiche di questo disco) in cui si vedono troppe influenze, da Kate Bush a Florence and the Machine ai Massive attack, ma soprattutto che non riesce ad essere minimamente orecchiabile, sembra un pezzo costruito con pezzi di canzoni diverse, pretenzioso, ma non riuscito.
You don’t care about me è anch’esso non scritto da Shakira e fra i coautori figura Chantal Kreviazuk, che aveva lavorato con Avril Lavigne su Under My Skin, il brano è ben lontano dalla rabbia e dall’intensità di quei pezzi, è una canzoncina pop né carne né pesce, che ricorda (in peggio ) cantanti come Goyte. Dare è una commercialata dance scritta da ben nove persone. Mi verrebbe un commento alla Gordon Ramsay ma passiamo oltre.
Per fortuna ci si risolleva di molto con Cut Me Deep, che potremmo definire come “Shakira incontra i Clash”. Il pezzo non è scritto da lei, ma dai Magic, però funziona a meraviglia, forse l’unico pezzo non scritto da lei che abbia qualità.
23 è un brano scritto con il vecchio e fidato produttore Ochoa, e si sente, una bella ballata dedicata al suo uomo, con l’intervento finale del piccolo Milan, definito il più giovane corista del mondo, una ballata veramente toccante. Fosse così tutto il disco…
The one Thing e Spotlight meritano una recensione unica, visto che fondamentalmente sono la stessa canzone, una parte di ballata acustica, coperte da un riff di chitarra che ricorda Rock’n Roll di Avril Lavigne, che però è decisamente meglio. nel primo c’é anche una sorta di rappata, simile a quella che troviamo in Bitchin summer (sempre dall'ultimo disco di Avril Lavigne)  mentre nel secondo i vocals sembrano quelli di Dolores O Riordan dei Cranberries: canzoni discrete (non di più) ma per nulla originali.
Per fortuna  giunge Medicine, duetto con il cantante Blake Shelton, conosciuto sul set di The Voice, un bel brano country, forse un poco scontato, ma si vede che fra i 2 c’è una certa chemistry (occhio Pique!).
Broken records è una ballata acustica dai toni vagamente country, un pezzo dove ritroviamo le vocalità di Shakira, non eccezionale ma buono. La versione standard viene chiusa da Nunca me Acuerdo de Olvidarte versione spagnola di CRTFY,  e da Loca Por Ti, canzone cantata in spagnolo, dove finalmente troviamo la vera Shakira, sarà che lo spagnolo è la sua lingua, che è una lingua più bella dell’inglese, però Shakira in spagnolo è un’altra cosa, canzone bellissima, arrangiamento eccellente, prova vocale mostruosa, un pezzo da amare senza se e senza ma.
Nella versione De Luxe sono compresi anche La La la ennesima inutile versione di Dare, un poco più latina, Chasing Shadows, scritto da Sia Furler insieme a David Garibay, due nomi noti, la prima per aver scritto la splendida Diamonds di Rihanna, e aver coscritto la bella Double Rainbow con Katy Perry, il secondo per essere produttore di Born This Way di Lady Gaga. La canzone è decisamente brutta niente a che vedere con Diamonds, un’occasione sprecata.
That Way che chiude definitvamente le danze, è una dolce ballata di piano, però il riff di piano è ripetuto dall’inizio alla fine, la canzone non cresce, carina, ma non regge il confronto con canzoni come La Pared o Lo Que Mas.
Insomma in definitiva un disco con troppi alti e bassi, ma soprattutto, quello che non riesco a spiegare, è perché aver chiamato con il proprio nome un disco che è forse il meno personale, con poche canzoni scritte da lei, moltre, troppe collaborazioni, di cui poche riuscite, a parte i duetti. Il tutto mi fa pensare ad unamancanza complessiva di ispirazione, ad un disco realizzato tenendo un po’ troppo d’occhio le esigenze del mercato, e solo in parte all’esigenza di esprimere le proprie potenzialità artistiche, che pure ci sono (vedi 23, forse il pezzo più personale, e quindi riuscito)Perché poi invitare quella masnada di ospiti quando i pezzi migliori sono i pezzi alla Shakira (Loca per ti, 23) mi verrebbe da chiedere alla Mourinho: Porque Shakira, Porque?.
Insomma un disco alla fine ampiamente sufficiente, ma inferiore e di molto ai lavori passati (con l’eccezione di She Wolf,che però era dichiaratamente un disco commerciale).

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