sabato 28 dicembre 2013

Su "Beyoncè", o di come il pop divori se stesso

Come forse qualcuno di voi saprà, è uscito  " a sorpresa" la scorsa settimana il nuovo"self titled" disco di Beyoncé, cioè a dire chesi chiama appunto Beyoncé (lamoda dell'anno, lei arriva buona ultima).
Il disco è uscito, inizialmente, solo su Itunes (non è la prima nemmeno in questo) e viene definito un visual cd poichè ogni canzone è accompagnata da un video (ed in fondo, anche qui, non fa molto di diverso da quello che accade per certi dischi di successo da cui vengono tratti 7-8 video).
Qual'è la novità? Nessuna, tranne che B, dichiara che la sua è una "dichiarazione artistica"-
MI mancava questa dichiarazione...
Sia chiaro, apprezzo Beyoncé, è una cantante dal talento straordinario, anche se talvolta mal indirizzato o mal sfruttato, ma qui mi è scaduta tanto.
Ne ho le scatole piene di musicisti e cantanti che, per darsi un tono e "credibilità artistica" cercano al di fuori di quello che è il loro specifico campo d'attività questa "credibilità". In fondo la musica è un'arte, e quindi un musicista dovrebbe cercare di fare al meglio quello.
Cercare nelle arti visive, o in quelle cinematografiche, o altro una credibilità vuol dire ammettere implicitamente che non se ne ha alcuna nel proprio campo.
Poniamo che un pittore faccia una mostra. può anche abbellirla con una musica di sottofondo, oppure organizzare un ricevimento con cibarie, ma non è per questi elementi esterni che la sua opera andrebbe valutata.
IL punto più ridicolo di questa tendenza è stato Artpop di Lady Gaga (e chi, senno?) che ha urlato al mondo che lei ha omaggiato l'arte del pianeta, che l'arte è nel pop e il pop nell'arte per poi defecare un pessimo disco con una copertina simpatica, ma per nulla artistica.
Andy Warhol, quello vero, fece la cover dei Velvet Underground, ma lui in quel progetto c'era coinvolto, e non è la cover quella che ha fatto la storia. La copertina di London Calling dei Clash, con Paul Simonon che spacca il basso, è quanto di più artistico ci si possa aspettare da una cover, ma Paul Simonon, che era uno studente d'arte, disegnava magliette e pantaloni della band, e quella moda è rimasta per decenni, eppure i Clash non hanno mai preteso di "fare "arte", facevano parlare chitarre e batterie. In Origin of Simmetry, capolavoro dei Muse, ci sono interessanti rappresentazioni grafiche, ma è lamusica quella che lo rende un capolavoro indescrivibile. L'ultimo dei Manic Street Preachers ha bellissimi quadri, ma anche qui, la musica parla per sé.
Il disco di Beyoncé è invece di gran lunga il suo peggiore, poche idee e tutte già sentite.
Poi sul piano commerciale ha fatto, almeno negli USA, il botto.
Però si tratta di marketing, non d'arte, sorry.

Nessun commento: