lunedì 23 dicembre 2013

Recensioni: Manic street preachers – Rewind the film


I Manic Street Preachers sono uno dei pochi gruppi che ho sempre seguito fedelmente, tra gli alti e bassi della loro carriera musicale, e che reputo un gruppo decisamente sottovalutato da critica e pubblico a favore di gruppi decisamente meno dotati sul piano artistico e creativo.
Questo disco segna una sorta di seconda rinascita del gruppo. La prima è quella che avvenne con il disco Everything must go nel 1996, in cui il gruppo volle proseguire dopo l’improvvisa scomparsa del chitarrista-compositore-poeta Richey Edwards. Da allora gli MSP misero da parte il loro armamentario punk e provocatorio per dirigersi verso lidi più pop, che hanno toccato il loro vertice espressivo con Know your Enemy del 2001 e Save the Tiger del 2007. Da allora un paio di prove più manieriste che convinte facevano pensare che il gruppo vivesse ormai in un limbo musicale, in attesa di essere riposto nel solaio del rock per poi venire riciclato ogni tanti anni.
Questo disco è la smentita di tutto  questo. Difficile descrivere la musica che è contenuta ma si può dire che molte canzoni  hanno una impostazione folk(This sullen Welsh Heart ,4 Lonely Roads), ma questa si trasforma in arrangiamenti strumentali sontuosi come in Rewind The Film o la monumentale 30 Year War o danno sfogo alla propria creatività con la strumentale Manorbier, mischiano rock ed elettronica in Tokio Skyline. Ma non si pensi ad un disco pretenzioso, il lato pop del gruppo emerge potente in canzone macchiate di soul come Show me the Wonder o l’anti-inno di Anthem for a lost a cause o ancora As Holy as the Soil, dove l’ombra dei Fabolous Four si affaccia prepotente, mentre qualcosa dei vecchi Manics sia ritrova in 3 ways to see despair.
Insostanza sicuramente uno dei loro migliori dischi in assoluto e credo tra i migliori e più significativi usciti quest’anno.


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