Qui si parla di Rockenroll in modo leggero ma, spero, non superficiale. Rockabilly, bluesrock, punk, dark, hard, heavy(poco) funk, jazz, R&B, Ska, folk, grunge, di tutto un pop. Qui non troverete scomuniche a questo o quell'altro, o settarismi degni di qualche setta religiosa od ideologica ma solo spunti per ascoltare, divertirsi o riflettere su ciò che è rockenroll anzi uockenuoll, come direbbe Paola Maugeri. Buon divertimento!
martedì 29 luglio 2014
London Grammar - Strong
I London Grammar sono un gruppo di recentissima formazione: costituiti da soli tre membri ( Hannah Reid, la cantante, il polistrumentistaDot Major ed il chitarrista Dan Rothman) hanno esordito nel febbraio dello scorso anno con l'Ep Metal & Dust. Nel settembre il loro debutto con il disco If You Wait che ha riscosso un ottimo successo in Uk , Francia ed Australia. La loro è una musica ipnotica, che lavora quasi per sottrazione. Il punto di forza, a mio avviso, risiede nalla cantante Hannah Reid, dotata di una voce veramente interessante, e con ottima estensione vocale. Non è esattamente il mio genere preferito, ma credo che valga la pena prestare l'orecchio alla loro proposta musicale
mercoledì 23 luglio 2014
Billy Bragg in Concerto: teatro Dal Verme di MIlano 20/7/14
E così, dopo 3 anni di assenza: ho l'occasione di rivedere per la settima volta (proprio così, per mia fortuna ho tenuto conto di tutti i concerti che ho visto, e Billy l'ho frequentato dal 1988, poi 1989, poi tre volte negli anni 90 e poi la Camera del Lavoro nel 2011) il buon vecchio Billy Bragg, che forse non migliorerà il suo italiano e peggiorerà il suo inglese, come ci ha fatto sapere in apertura di concerto, ma migliora come interprete delle sue canzoni.
In compagnia di fratello e amico "bragghiano" (a proposito, ma se le fans degli One Direction si chiamano Directioner i fans di B:B come si chiamano... Braggers? Ok la smetto subito..) sono al Teatro Dal Verme alle 20,30. Ci si accomoda ai posti a sedere dopo che il secondino all'entrata ci ha fatto attendere per quasi mezz'ora. Prima dei concerti un tipo che ha l'aria del guerriero Celtico (giusto l'aria ...)fa finta di provare tutti gli strumenti. Probabilmente Billy e soci sono ancora al pub. Alle 21,30, puntualissimo sul ritardo (nel senso che avevo previsto che iniziava alle 21.30 e non alle 21.00) Entra il caro vecchio Billy, accompagnato da una band di 4 elementi. Batterista, bassista, chitarrista di elettrica, acustica e steel guitar, e tastierista. Parte subito con una Ideology riveduta e corretta in direzione country, il che ci fa capire che ci sono stati cambiamenti, ma alla fine la sostanza è sempre quella: canzoni di lotta e di amore intervallate da discorsi a volte seri, spesso invece conditi di irresistibile humor inglese (o bragghiano, o da braggers).Nelle sue intro alle canzoni non può mancare qualche riferimento ai recenti mondiali di calcio, come alle meno recenti elezioni europee.
Billy e la sua band ci danno dentro subito con i pezzi dell'ultimo disco, per dire il vero non ne fanno moltissimi, se la memoria non i inganna eseguono No One Knows nothing Anymore, Handyman blues, la bellissima e tristissima I ain't got no home e la trascinante There will be a reckoning.
Le canzoni nuove sono belle, ma sono le vecchie quelle che alla fine trascinano di più, così Shirley (anch'essa riarrangiata) Sexuality e Accident waiting to happen vengono accolte e salutate con ovazioni. La stessa cosa succede con New England, che Billy introduce raccontando una improbabile session con i Kraftwerk, con i quali avrebbe voluto fare le canzoni di Woddy Guthrie (anche lui presente con la classica All You Fascists Bound to Loose), ed alla fine di questa improbabile storia ecco una versione "alla Kraftwerk" dell'intramontabile canzone.
Il concerto finisce abbastanza presto con una dozzina di canzoni cantate, ma è solo una finta: passa forse nemmeno un minuto ed ecco rispuntare il nostro con la sua vecchia chitarraccia color beige.
Chissà se è ancora quella degli anni 80...ed ovviamente ecco i classici fatti stavolta alla vecchia maniera, ovvero da solo, e quindi To Have and to Have not e There's a Power in a Union, sempiterno inno di lotta.
Arriva furtivo il pianista ed ecco, a sorpresa, Tank Park Salute, da quel sottovalutato capolavoro che è Don't try this at home. E poi è la volta, e no, non poteva mancare nemmeno lei, di Waiting for the great leap forward, con gli altri componenti della band che entrano man mano, prima il bassista, poi il batterista ed infine il chitarrista, e si aggiungano alla canzone arricchendola sempre di più fino a farla esplodere in un grande finale. Alla fine un bel concerto e rimane impresso il messaggio di Billy: le canzoni non possono cambiare il mondo (" vi assicuro, ci ho provato ed è così") ma possono farci capire che non siamo soli e darci lo stimolo per fare qualcosa. Fondare un sindacato o magari cercare una nuova ragazza...
In compagnia di fratello e amico "bragghiano" (a proposito, ma se le fans degli One Direction si chiamano Directioner i fans di B:B come si chiamano... Braggers? Ok la smetto subito..) sono al Teatro Dal Verme alle 20,30. Ci si accomoda ai posti a sedere dopo che il secondino all'entrata ci ha fatto attendere per quasi mezz'ora. Prima dei concerti un tipo che ha l'aria del guerriero Celtico (giusto l'aria ...)fa finta di provare tutti gli strumenti. Probabilmente Billy e soci sono ancora al pub. Alle 21,30, puntualissimo sul ritardo (nel senso che avevo previsto che iniziava alle 21.30 e non alle 21.00) Entra il caro vecchio Billy, accompagnato da una band di 4 elementi. Batterista, bassista, chitarrista di elettrica, acustica e steel guitar, e tastierista. Parte subito con una Ideology riveduta e corretta in direzione country, il che ci fa capire che ci sono stati cambiamenti, ma alla fine la sostanza è sempre quella: canzoni di lotta e di amore intervallate da discorsi a volte seri, spesso invece conditi di irresistibile humor inglese (o bragghiano, o da braggers).Nelle sue intro alle canzoni non può mancare qualche riferimento ai recenti mondiali di calcio, come alle meno recenti elezioni europee.
Billy e la sua band ci danno dentro subito con i pezzi dell'ultimo disco, per dire il vero non ne fanno moltissimi, se la memoria non i inganna eseguono No One Knows nothing Anymore, Handyman blues, la bellissima e tristissima I ain't got no home e la trascinante There will be a reckoning.
Le canzoni nuove sono belle, ma sono le vecchie quelle che alla fine trascinano di più, così Shirley (anch'essa riarrangiata) Sexuality e Accident waiting to happen vengono accolte e salutate con ovazioni. La stessa cosa succede con New England, che Billy introduce raccontando una improbabile session con i Kraftwerk, con i quali avrebbe voluto fare le canzoni di Woddy Guthrie (anche lui presente con la classica All You Fascists Bound to Loose), ed alla fine di questa improbabile storia ecco una versione "alla Kraftwerk" dell'intramontabile canzone.
Il concerto finisce abbastanza presto con una dozzina di canzoni cantate, ma è solo una finta: passa forse nemmeno un minuto ed ecco rispuntare il nostro con la sua vecchia chitarraccia color beige.
Chissà se è ancora quella degli anni 80...ed ovviamente ecco i classici fatti stavolta alla vecchia maniera, ovvero da solo, e quindi To Have and to Have not e There's a Power in a Union, sempiterno inno di lotta.
Arriva furtivo il pianista ed ecco, a sorpresa, Tank Park Salute, da quel sottovalutato capolavoro che è Don't try this at home. E poi è la volta, e no, non poteva mancare nemmeno lei, di Waiting for the great leap forward, con gli altri componenti della band che entrano man mano, prima il bassista, poi il batterista ed infine il chitarrista, e si aggiungano alla canzone arricchendola sempre di più fino a farla esplodere in un grande finale. Alla fine un bel concerto e rimane impresso il messaggio di Billy: le canzoni non possono cambiare il mondo (" vi assicuro, ci ho provato ed è così") ma possono farci capire che non siamo soli e darci lo stimolo per fare qualcosa. Fondare un sindacato o magari cercare una nuova ragazza...
venerdì 11 luglio 2014
Shakira: la discografia rivisitata. Parte Seconda ed ultima
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Dopo una lunga promozione ed una lunga tourné Shakira dà
vita a quello che è, fino ad allora, il progetto più ambizioso e rischioso mai
affrontato: due dischi nello stesso anno, uno in inglese e l’altro in spagnolo.
E così che nel giugno del 2005, preceduto dal singolo “la
Tortura”, esce il primo dei due dischi, in seguito denominati “gemellini”. Il
disco si intitola Fijacion Oral (fissazione orale) ed è un ulteriore
cambiamento rispetto alla musica “rockera” di DELL e LS. La fissazione orale di
cui parla Shakira non è nulla di pornografico, come insinua la solita becera e
superficiale critica, ma la fissazione che Shakira dice di avere per la bocca, lo
strumento che usa per cantare, parlare, mangiare, baciare, insomma per
comunicare e vivere. Dal punto di vista musicale il disco viene definito di
“Pop latino, ma in realtà è molto di più. Nel disco troviamo pezzi di Reggaeton
(la tortura) ballate soft rock (En tus pupillas, Dia especial) ballate
electrorock (la Pared, Las de la intuicion) sperimentazioni elettroniche (Lo
imprescindible) tenui ballate dal’atmosfera latina (Dia de Enero) Addirittura
Bossa Nova (la magnifica Obtenir un Sì) e rock (Escondite Ingles). Le due
canzoni migliori sono però la versione acustica di La Pared, in cui Shakira dà
sfoggio di tutta la sua potenza e capacità canora, accompagnata dal solo piano del
pianista Menendez, e No, una canzone nata dalla collaborazione con il “maestro”
Gustavo Cerati, eccelso chitarrista argentino già mente e braccio del gruppo
rock argentino Soda Stereo.
Il successo, seppure inferiore a quello strepitoso di
Laundry Service (12 milioni di copie poi diventate 18) è considerevole,
soprattutto nei paesi latini, in Messico vengono venute un milione di copie nel
primo mese di uscita.
A Novembre esce il secondo capitolo, questa volta totalmente
in inglese (è la prima volta, poiché LS conteneva alcuni brani in spagnolo)
titolato Oral Fixation, ed è una nuova svolta.
In effetti in OF2 abbiamo forsa la Shakira più rock ed
impegnata, un disco che sorprende anche la critica, oltre che il pubblico: in
questo disco infatti le atmosfere latine di FO, presenti anche in LS oltre che
nei primi dischi, cedono il passo ad una musica decisamente di stampo più
anglosassone, anche se qui e là la “latinidad” di Shakira emerge.
Il disco, come dicevo pocanzi, è sorprendente, già a partire
dai testi, che toccano in modo esplicito temi inprecedenza appena accennati: How
do you do parla di religione, Timor è una denuncia, condita di ironia, della
ipocrisia politica su cui si fonda la politica internazionale, Costume makes
the clown (l’abito fa il monaco) parla delle maschere che indossiamo sulla
scena sociale per compiacere gli altri, Animal City è una canzone sulla
ipocrisia dei mass media e dello show business. Le altre sono canzoni d’amore ,
ma per nulla banali.
Musicalmente, come già detto, il disco è orientato
maggiormente verso un tipo di rock contaminato con le influenze latine. Non a
caso in Illegal troviamo Carlos Santana, che con il suo magico tocco
impreziosisce la atmosfere romantiche del brano. Dont’ bother, Costumes makes
the clown ,Hey you How do you do, sono tutti brani rock, Animal City è un misto
di rock ed elettronica, con un tocco di musica messicana che crea un atmosfera
quasi alla Morricone. Dreams for Plans, Your embrace e la già citata Illegal
sono ballate stupende, a completare Something e The Day and the Time che non
sono altro che En tu Pupillas e Dia Especial in versione inglese, già presenti
su FO. Il pezzo più famoso è però Hips don’t lie, non compreso nella versione
originale del CD. Difatti il disco non ebbe i risultati commerciali sperati,
pur avendo ottime recensioni dalla critica. Shakira fece quindi uscire il
singolo Hips don’t lie, con la presenza dell’ex membro dei Refugee Wycleaf
Jean. La canzone doveva originariamente essere un singolo scritto per fare
parte della colonna sonora dei mondiali del 2006 che si svolgevano in Germania, ma visto il
grandissimo ed insperato successo (la canzone venne promossa sostanzialmente
solo negli USA) fu aggiunta in un secondo tempo anche alla ristampa del CD, che
così ebbe un rilancio nelle classifiche, raggiugendo le vendite del precedente
CD in spagnolo. La canzone è un miscuglio di hip hop e cumbia, una musica
tipica colombiana, e, pur essendo un singolo ballabile e senza grosse pretese
artistiche, risulta molto gradevole ed originale, ragione del suo successo,
diventando anche uno dei cavalli di battaglia delle esibizioni dal vivo della artista
colombiana.
Nell’ottobre del 2009 esce l’ottavo disco di Shakira,
intitolato She Wolf (La Lupa). La copertina ci mostra una shakira vestita,
più che da lupa, da Vamp(ira). Un cambiamento di look notevole, che abbandona i
vestiti sexy-rock della era di Laundry Service, ma anche quelli semplici con le
scarpe da ginnastica e le magliette dell’era dell Fissazioni, per approdare ad
un look molto più sexy (e banale) fatto di minigonne, tacchi vertiginosi,
scollature, lustrini. Il cambio di Look corrisponde al cambio musicale, il rock
ed il folk etnico vengono abbandonati per una musica che strizza l’occhio al
suono da discoteca ed a quel pop commerciale, tra R&B e Dance, che sembra
prevalere in quel periodo. Se la title track, scelta come singolo apripista,
delude molti fans, il resto del disco non fa meglio. Tra i produttori figura
Pharrel Williams, destinato a diventare il maggior esponente di questa branca
musicale, ma la cui vena artistica mal si adatta a quella della cantautrice
colombiana. I pezzi nati da questa collaborazione (in cui peraltro il
contributo di Pharrel sembra decisamente maggiore che non quello di Shakira)
risultano confusi, sbiaditi ed in definitiva mediocri. Long Time, Did it again, Why wait sono tutti brani trascurabili, ancora di più di She Wolf, omaggio alla
disco plasticosa degli anni 70, fatta almeno con un certo gusto. Si salvano
solo Gipsy, una ballata dagli accenti tzigani e influenze indiane, Mon Amour,
un buon brano rock quasi alla No doubt, che sembra un po’ fuori luogo nel disco, e Spy, altro duetto con
Wycleaf Jean, che delude coloro che si aspettavano un Hips don’t lie number 2,
ma che è in realtà un apprezzabile omaggio alla musica funky/soul degli anni
70, certo più originale del resto del disco. Se consideriamo il flop di vendite
e che la stessa Shakira qualche mese dopo prenderà le distanze dal disco
definendolo “un esperimento musicale che non la riguardava” e lasciando capire
abbastanza chiaramente che la svolta musicale le era stata “suggerita” dalla
casa discografica, possiamo definire She Wolf senz’altro il disco meno riuscito
e personale dell’intera discografia.
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Già prima dell’uscita di She Wolf giravano voci che il disco
in inglese sarebbe stato seguito da un disco spagnolo, di diversa impostazione
musicale, impostato su musica folk colombiana. Il progetto viene confermato da
Shakira durante i mondiali di calcio che si svolgono in Sud Africa nell’estate
del 2010. Il disco dovrebbe essere una sorta ritorno alle origini. E così nell’ottobre
del 2010, preceduto dall’inno dei mondiali Waka Waka, che si rivela essere un
successo ben oltre le aspettative, e dal singolo estivo Loca, ecco uscire Sale
el Sol. Il disco rappresenta un ritorno, seppure parziale, alle atmosfere
musicali da cui Shakira è partita, però con anche umori musicali nuovi e
diversi. E così, inframezzate a ballate rock come Sale el Sol, o a romantiche
canzoni come Antes de la Seis o Lo Que Mas, trovano posti scatenati pezzi di
merengue, come Addicted to You o la già citata Loca, o la cover di Islands del
gruppo indie pop dei The XX, a pezzi reggaeton come Gordita, o ancora pezzi
rock scatenati come Shakira non realizzava da tempo come Devocion e Tu Boca,
ancora dovuti alla collaborazione con Gustavo Cerati, oltre che alla
immancabile Waka Waka, qui riproposta in versione più rock, con chitarre in
stile U2. IL risultato è un disco discontinuo ma molto gradevole e vario, che
se anche non è al livello dei suoi migliori lavori non ne è nemmeno tanto
distante, sicuramente è un disco che riavvicina a Shakira molti dei fan che,
dopo il precedente disco, avevano iniziato ad allontanarsi da lei.
Nel marzo 2014 arriva il decimo disco per la cantautrice di Barranquilla, anch’esso lungamente
atteso e rimandato a causa della gravidanza della bella colombiana, accasatasi
con il calciatore spagnolo Gerard Pique, una relazione di cui i giornali, sportivi e di gossip, hanno
parlato molto, ma che Shakira è riuscita a vivere con la discrezione e la misura
che l’hanno sempre contraddistinta. Non solo ragioni personali hanno però
inciso sul ritardo nella publbicazione dell’album, inizialmente previsto
addirittura per l’autunno 2012, ma anche il cambio di direzione musicale, In
effetti i rumors, poi confermati dalla stessa Shakira, parlavano di un disco orientato
verso la techno e la dance in modo addirittura più deciso di quanto non fosse
avvenuto con She Wolf. Dopo la gravidanza Shakira però cambia opinione, e fa
capire che il disco invece sarà molto più rock che non dance. Preceduto dal
singolo rock-reggae di I can’t remember to forget you, cantato insieme alla
cantante barbarodegna Rihanna, esce il 25 marzo 2014 il disco intitolato
semplicemente Shakira. Il disco risulta soddisfacente a metà. Se in effetti da un lato le canzoni suonano, nel loro
insieme, oneste e decorose, e se del disco “dance “ sono rimasti Dare (che
doveva uscire come singolo già nell’estate 2012) e poco altro, dall’altro lato molte canzoni canzoni sembrano poco ispirate, difettano di personalità, come si evince dal
fatto che ben poche canzoni portano la firma di Shakira e che moltesono
scritte per intero da altri autori, autori molto distanti dal mondo musicale di
Shakira. Tra le canzoni migliori
figurano il già citato duetto con Rihanna, Medicine, un duetto con il cantante
country Blake Shelton, Cut me Deep , un pezzo dalle chiare influenze reggae,
scritto dal gruppo canadese dei Magic!, 23 dolce ballata dedicata al suo nuovo
amore, e la travolgente Loca por ti, magistrale riadattamento di Boig por ti,
canzone originariamente scritta in catalano e facente parte del repertorio
della rock band catalana Sau. Le restanti canzoni sanno, chi più o chi meno, di
già sentito, e potrebbero tranquillamente essere cantata ora da Jennifer Lopez,
ora da Avril Lavigne, ora da Katy Perry o magari Florence Welch, o
magari Miley Cyrus…insomma mancano di quel particolare umore latino di quella sorta di pop/rock/latino/world/folk che ha sempre contraddistinto la musica di Shakira rendendola qualcosa di unico nel panorama musicale: possono piacere, ma
non incantano.
Alcune frasi dette da Shakira nelle ultime settimane hanno
fatto pensare ad un nuovo disco in spagnolo, ma niente si sa di questo progetto,
se si tratta di canzoni del tutto nuove o di traduzioni di questo disco, quale
sarà la direzione musicale del disco. L’unica cosa che posso augurarmi è che
Shakira ritrovi l’ispirazione che ha avuto fino al 2006 e che poi, nel tempo,
ha lentamente perso.
domenica 6 luglio 2014
Bryan Adams Summer of 69
Bryan Adams, trattato con disprezzo dalla Maugeri (che rimane il mio idolo, sia chiaro, anche e sopratutto per la quantità di cazzate industriali che escono dalla sua boccuccia) come il rock'n'roll più commerciale del mondo (mai sentito parlare dei Queen o dei Beatles? no eh...) è in realtà un buonissimo autore di canzoni sanamente rock'n'roll, semplicei dirette e divertenti. Ne è un felicissimo esempio questa Summer of 69, che miscela sapientemente rock da strada e mainstream, nostalgia e voglia di vivere. Non è Bruce Springsteen, sia chiaro, ma un bravo ed onesto rocker
mercoledì 2 luglio 2014
Shakira: la discografia rivisitata. Prima Parte
Shakira è una cantante ed autrice straordinaria,
ingiustamente sottovalutata da una critica, in particolare quella italiana,
tanto snob quanto cialtrona ed impreparata.
Qui vogliamo ripercorrere le tappe della sua vicenda
discografica, rendendole la giustizia che merita.
Shakira Isabel Mebarak Ripoll nasce a Barranquilla, in
Colombia il 2 febbraio del 1977 da William Mebarak, di origini libanesi, e da
sua moglie Nadia Ripoll, di origini spagnole ed italiane. La giovanissima
Shakira mostra subito doti artistiche non comuni, appena impara a scrivere si
mette a comporre poesie e ad 8 anni le viene regalata la sua prima chitarra, a
8 anni scrive Tu gafas scura (i tuoi occhiali scuri) dedicati al padre William,
che dopo la morte di uno dei fratelli di Shakira nasconde il dolore dietro
degli occhiali scuri. A 14 anni, nel 1991 Shakira ottiene un contratto discografico e fa uscire il suo primo
disco intitolato Magia, questi viene seguito due anni dopo dal più maturo Peligro.
Nessuno dei due, nonostante alcuni premi e riconoscimenti vinti da Shakira, ha
alcun tipo di successo, e così Shakira pensa di lasciare la carriera musicale a
favore di quella di attrice (recita infatti in una piccola telenovela), ma il
presidente della Columbia Musica la convince a proseguire per almeno un altro
disco.
Affiancata da un giovane musicista e produttore, Luis
Fernando Ochoa, Shakira si mette al lavoro ed il risultato è il disco Pies
Descalzos (1996) che pone finalmente l’artista colombiana all’attenzione di
pubblico e critica sudamericana e non solo. Il disco è composto per lo più di
canzoni orientate verso un suono folk latino, con influenze anglosassoni anche
di tipo rock, e qualche inflessione di tipo caraibico (un poco de Amor). I
pezzi migliori sono il rock della title track, la romantica e magnifica Antologia,
Espero Sentada, uno strano ed affascinante connubio tra la samba e il blues ed il brano acappella Pienso
en Ti. Il disco soffre ancora di ingenuità, alcuni arrangiamenti non proprio
ottimali, ma l’ancora acerbo talento di Shakira riesce a trapelare in modo
convincente, seppure ancora a tratti. Pies Descalzos, ha un enorme successo in
Sudamerica, facendo all’improvviso di Shakira una stella del firmamento pop
latino. Tuttavia la ragazza rimane coi piedi ben piantati per terra, non
dimentica da dove viene, e fonda l’associazione che trae il nome proprio da
questo disco “Pies Descalzos” Fondazione che da allora si occupa
dell’educazione dei bambini e ragazzi poveri della Colombia, che conta
attualmente ben 6 scuole con altre in costruzione.
Nel 1998 esce
quello che molti considerano il suo capolavoro ovvero Donde Estan Los
ladrones?. Il titolo prende spunto dal furto subito da Shakira. Alla giovane
cantautrice vennero rubati infatti gli appunti e gli spartiti per il disco che
stava preparando. I ladri poi, una volta saputo di chi era la refurtiva,
restituirono il maltolto. DELL è sicuramente il disco della maturazione per
Shakira, non magari il capolavoro che si dice, infatti ancora ingenuità
affiorano qua e là, non tutte tutte le canzoni sono all’altezza, tuttavia ci
sono una serie di gemme di rara bellezza. Si te vas è un bel brano rock , in
cui la musica si fonde perfettamente con il testo, pieno di ironia e graffi
sarcastici, Ciega Sordomuda è una esplosione di latinità e voglia di vivere,
Inevitable è destinata a diventare un inno, con la sua aria pacata che esplode
in un ritornello potente come una canzone dei Nirvana ma incredibilmente
melodico. Moscas en la casa, Sombre de Ti e Tu sono ballate intrise di folk, canzoni d’amore, una più
bella e struggente dell’altra, mentre in Octavio Dia e Donde Estan los ladrones
vengono affrontati dei temi nuovi, di tipo più sociale e politico, sempre con
una certa dose di ironia e dell’ottimo rock.In Ojos Asi Shakira sperimenta l’unione
fra generi diversi come la dance e la musica medio orientale, il tutto condito
con un pizzico di rock. Meno riusciti No creo e Que vuelvas.
Il successo è ancora più evidente e presto fioccano i premi,
Shakira incomincia ad essere conosciuta anche in Europa e soprattutto negli USA
e nel 2000 esce MTV unplugged, registrato a New York, che si aggiudica il primo
Grammy Award per la cantautrice colombiana, dove vengono ripercorsi in chiave acustica i brani di DELL.
Ormai il momento è maturo per il grande salto sul mercato
discografico mondiale, Shakira aggiunge il vocabolario inglese alla sua
chitarra ed alla sua voce ed il risultato è Laundry Service, (2001)noto come Servicio
de Lavanderia nei paesi spagnoli, un disco che rimane e rimarrà a lungo una
pietra miliare del pop-rock degli anni zero del nuovo millennio. Whenever
Wherever, Objection, Underneath your clothes sono tutti singoli di successo
mondiale, ma ancor prima sono gioielli musicali. Objection (tango) con cui si
apre il Cd è un movimentatissimo misto di tango e rock, al limite del punk (ne
esiste una versione denominata Afro punk version), Whenever Wherever è un mix
del tutto inedito di ritmi tipicamente latini con il rithm and blues americano
il tutto condito da richiami alla musica folk andina e con la “solita”
spruzzata di rock ceh Shakira ama in quel periodo in modo viscerale.
Underneath Your Clothes è invece un pezzo più tradizionale,
una ballata perfetta nel suo romanticismo e lirismo, un pezzo da chek to chek
travolgente. Ma sono altri i pezzi che rendono lo spessore del disco, in
particolare la ballata rock di The One, ed il rock travolgente di Poem to a
horse che rappresentano i vertici del disco, ben sostenuto anche da altri
pezzi, come Rules, Fool o ancora Que me quedes tu, ma anche i pezzi meno
riusciti, come Ready for the good times o Te dejo Madrid, mostrano questa
incredibile melange musicale di generi quasi opposti, ma perfettamente
coniugati, a cui la voce di Shakira, finalmente giunta a maturazione, unisce
forza vocale, espressività e sensualità assolutamente unici nel panorama
musicale.
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