Dopo una lunga promozione ed una lunga tourné Shakira dà
vita a quello che è, fino ad allora, il progetto più ambizioso e rischioso mai
affrontato: due dischi nello stesso anno, uno in inglese e l’altro in spagnolo.
E così che nel giugno del 2005, preceduto dal singolo “la
Tortura”, esce il primo dei due dischi, in seguito denominati “gemellini”. Il
disco si intitola Fijacion Oral (fissazione orale) ed è un ulteriore
cambiamento rispetto alla musica “rockera” di DELL e LS. La fissazione orale di
cui parla Shakira non è nulla di pornografico, come insinua la solita becera e
superficiale critica, ma la fissazione che Shakira dice di avere per la bocca, lo
strumento che usa per cantare, parlare, mangiare, baciare, insomma per
comunicare e vivere. Dal punto di vista musicale il disco viene definito di
“Pop latino, ma in realtà è molto di più. Nel disco troviamo pezzi di Reggaeton
(la tortura) ballate soft rock (En tus pupillas, Dia especial) ballate
electrorock (la Pared, Las de la intuicion) sperimentazioni elettroniche (Lo
imprescindible) tenui ballate dal’atmosfera latina (Dia de Enero) Addirittura
Bossa Nova (la magnifica Obtenir un Sì) e rock (Escondite Ingles). Le due
canzoni migliori sono però la versione acustica di La Pared, in cui Shakira dà
sfoggio di tutta la sua potenza e capacità canora, accompagnata dal solo piano del
pianista Menendez, e No, una canzone nata dalla collaborazione con il “maestro”
Gustavo Cerati, eccelso chitarrista argentino già mente e braccio del gruppo
rock argentino Soda Stereo.
Il successo, seppure inferiore a quello strepitoso di
Laundry Service (12 milioni di copie poi diventate 18) è considerevole,
soprattutto nei paesi latini, in Messico vengono venute un milione di copie nel
primo mese di uscita.
A Novembre esce il secondo capitolo, questa volta totalmente
in inglese (è la prima volta, poiché LS conteneva alcuni brani in spagnolo)
titolato Oral Fixation, ed è una nuova svolta.
In effetti in OF2 abbiamo forsa la Shakira più rock ed
impegnata, un disco che sorprende anche la critica, oltre che il pubblico: in
questo disco infatti le atmosfere latine di FO, presenti anche in LS oltre che
nei primi dischi, cedono il passo ad una musica decisamente di stampo più
anglosassone, anche se qui e là la “latinidad” di Shakira emerge.
Il disco, come dicevo pocanzi, è sorprendente, già a partire
dai testi, che toccano in modo esplicito temi inprecedenza appena accennati: How
do you do parla di religione, Timor è una denuncia, condita di ironia, della
ipocrisia politica su cui si fonda la politica internazionale, Costume makes
the clown (l’abito fa il monaco) parla delle maschere che indossiamo sulla
scena sociale per compiacere gli altri, Animal City è una canzone sulla
ipocrisia dei mass media e dello show business. Le altre sono canzoni d’amore ,
ma per nulla banali.
Musicalmente, come già detto, il disco è orientato
maggiormente verso un tipo di rock contaminato con le influenze latine. Non a
caso in Illegal troviamo Carlos Santana, che con il suo magico tocco
impreziosisce la atmosfere romantiche del brano. Dont’ bother, Costumes makes
the clown ,Hey you How do you do, sono tutti brani rock, Animal City è un misto
di rock ed elettronica, con un tocco di musica messicana che crea un atmosfera
quasi alla Morricone. Dreams for Plans, Your embrace e la già citata Illegal
sono ballate stupende, a completare Something e The Day and the Time che non
sono altro che En tu Pupillas e Dia Especial in versione inglese, già presenti
su FO. Il pezzo più famoso è però Hips don’t lie, non compreso nella versione
originale del CD. Difatti il disco non ebbe i risultati commerciali sperati,
pur avendo ottime recensioni dalla critica. Shakira fece quindi uscire il
singolo Hips don’t lie, con la presenza dell’ex membro dei Refugee Wycleaf
Jean. La canzone doveva originariamente essere un singolo scritto per fare
parte della colonna sonora dei mondiali del 2006 che si svolgevano in Germania, ma visto il
grandissimo ed insperato successo (la canzone venne promossa sostanzialmente
solo negli USA) fu aggiunta in un secondo tempo anche alla ristampa del CD, che
così ebbe un rilancio nelle classifiche, raggiugendo le vendite del precedente
CD in spagnolo. La canzone è un miscuglio di hip hop e cumbia, una musica
tipica colombiana, e, pur essendo un singolo ballabile e senza grosse pretese
artistiche, risulta molto gradevole ed originale, ragione del suo successo,
diventando anche uno dei cavalli di battaglia delle esibizioni dal vivo della artista
colombiana.
Nell’ottobre del 2009 esce l’ottavo disco di Shakira,
intitolato She Wolf (La Lupa). La copertina ci mostra una shakira vestita,
più che da lupa, da Vamp(ira). Un cambiamento di look notevole, che abbandona i
vestiti sexy-rock della era di Laundry Service, ma anche quelli semplici con le
scarpe da ginnastica e le magliette dell’era dell Fissazioni, per approdare ad
un look molto più sexy (e banale) fatto di minigonne, tacchi vertiginosi,
scollature, lustrini. Il cambio di Look corrisponde al cambio musicale, il rock
ed il folk etnico vengono abbandonati per una musica che strizza l’occhio al
suono da discoteca ed a quel pop commerciale, tra R&B e Dance, che sembra
prevalere in quel periodo. Se la title track, scelta come singolo apripista,
delude molti fans, il resto del disco non fa meglio. Tra i produttori figura
Pharrel Williams, destinato a diventare il maggior esponente di questa branca
musicale, ma la cui vena artistica mal si adatta a quella della cantautrice
colombiana. I pezzi nati da questa collaborazione (in cui peraltro il
contributo di Pharrel sembra decisamente maggiore che non quello di Shakira)
risultano confusi, sbiaditi ed in definitiva mediocri. Long Time, Did it again, Why wait sono tutti brani trascurabili, ancora di più di She Wolf, omaggio alla
disco plasticosa degli anni 70, fatta almeno con un certo gusto. Si salvano
solo Gipsy, una ballata dagli accenti tzigani e influenze indiane, Mon Amour,
un buon brano rock quasi alla No doubt, che sembra un po’ fuori luogo nel disco, e Spy, altro duetto con
Wycleaf Jean, che delude coloro che si aspettavano un Hips don’t lie number 2,
ma che è in realtà un apprezzabile omaggio alla musica funky/soul degli anni
70, certo più originale del resto del disco. Se consideriamo il flop di vendite
e che la stessa Shakira qualche mese dopo prenderà le distanze dal disco
definendolo “un esperimento musicale che non la riguardava” e lasciando capire
abbastanza chiaramente che la svolta musicale le era stata “suggerita” dalla
casa discografica, possiamo definire She Wolf senz’altro il disco meno riuscito
e personale dell’intera discografia.
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Già prima dell’uscita di She Wolf giravano voci che il disco
in inglese sarebbe stato seguito da un disco spagnolo, di diversa impostazione
musicale, impostato su musica folk colombiana. Il progetto viene confermato da
Shakira durante i mondiali di calcio che si svolgono in Sud Africa nell’estate
del 2010. Il disco dovrebbe essere una sorta ritorno alle origini. E così nell’ottobre
del 2010, preceduto dall’inno dei mondiali Waka Waka, che si rivela essere un
successo ben oltre le aspettative, e dal singolo estivo Loca, ecco uscire Sale
el Sol. Il disco rappresenta un ritorno, seppure parziale, alle atmosfere
musicali da cui Shakira è partita, però con anche umori musicali nuovi e
diversi. E così, inframezzate a ballate rock come Sale el Sol, o a romantiche
canzoni come Antes de la Seis o Lo Que Mas, trovano posti scatenati pezzi di
merengue, come Addicted to You o la già citata Loca, o la cover di Islands del
gruppo indie pop dei The XX, a pezzi reggaeton come Gordita, o ancora pezzi
rock scatenati come Shakira non realizzava da tempo come Devocion e Tu Boca,
ancora dovuti alla collaborazione con Gustavo Cerati, oltre che alla
immancabile Waka Waka, qui riproposta in versione più rock, con chitarre in
stile U2. IL risultato è un disco discontinuo ma molto gradevole e vario, che
se anche non è al livello dei suoi migliori lavori non ne è nemmeno tanto
distante, sicuramente è un disco che riavvicina a Shakira molti dei fan che,
dopo il precedente disco, avevano iniziato ad allontanarsi da lei.
Nel marzo 2014 arriva il decimo disco per la cantautrice di Barranquilla, anch’esso lungamente
atteso e rimandato a causa della gravidanza della bella colombiana, accasatasi
con il calciatore spagnolo Gerard Pique, una relazione di cui i giornali, sportivi e di gossip, hanno
parlato molto, ma che Shakira è riuscita a vivere con la discrezione e la misura
che l’hanno sempre contraddistinta. Non solo ragioni personali hanno però
inciso sul ritardo nella publbicazione dell’album, inizialmente previsto
addirittura per l’autunno 2012, ma anche il cambio di direzione musicale, In
effetti i rumors, poi confermati dalla stessa Shakira, parlavano di un disco orientato
verso la techno e la dance in modo addirittura più deciso di quanto non fosse
avvenuto con She Wolf. Dopo la gravidanza Shakira però cambia opinione, e fa
capire che il disco invece sarà molto più rock che non dance. Preceduto dal
singolo rock-reggae di I can’t remember to forget you, cantato insieme alla
cantante barbarodegna Rihanna, esce il 25 marzo 2014 il disco intitolato
semplicemente Shakira. Il disco risulta soddisfacente a metà. Se in effetti da un lato le canzoni suonano, nel loro
insieme, oneste e decorose, e se del disco “dance “ sono rimasti Dare (che
doveva uscire come singolo già nell’estate 2012) e poco altro, dall’altro lato molte canzoni canzoni sembrano poco ispirate, difettano di personalità, come si evince dal
fatto che ben poche canzoni portano la firma di Shakira e che moltesono
scritte per intero da altri autori, autori molto distanti dal mondo musicale di
Shakira. Tra le canzoni migliori
figurano il già citato duetto con Rihanna, Medicine, un duetto con il cantante
country Blake Shelton, Cut me Deep , un pezzo dalle chiare influenze reggae,
scritto dal gruppo canadese dei Magic!, 23 dolce ballata dedicata al suo nuovo
amore, e la travolgente Loca por ti, magistrale riadattamento di Boig por ti,
canzone originariamente scritta in catalano e facente parte del repertorio
della rock band catalana Sau. Le restanti canzoni sanno, chi più o chi meno, di
già sentito, e potrebbero tranquillamente essere cantata ora da Jennifer Lopez,
ora da Avril Lavigne, ora da Katy Perry o magari Florence Welch, o
magari Miley Cyrus…insomma mancano di quel particolare umore latino di quella sorta di pop/rock/latino/world/folk che ha sempre contraddistinto la musica di Shakira rendendola qualcosa di unico nel panorama musicale: possono piacere, ma
non incantano.
Alcune frasi dette da Shakira nelle ultime settimane hanno
fatto pensare ad un nuovo disco in spagnolo, ma niente si sa di questo progetto,
se si tratta di canzoni del tutto nuove o di traduzioni di questo disco, quale
sarà la direzione musicale del disco. L’unica cosa che posso augurarmi è che
Shakira ritrovi l’ispirazione che ha avuto fino al 2006 e che poi, nel tempo,
ha lentamente perso.
2 commenti:
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