Ottavo disco in studio della bella Sheryl. e ancora una
volta la cantautrice del Missouri non delude.
Il disco ha un certo sapore country, ma è anche sorretto da
una robusta vena rock che lo porta ad assomigliare ai primi lavori, e questo è
certamente un bene. Sheryl Crow è invecchiata, come tutti,ma è invecchiata
bene, sia dal punto di vista della musica che dei testi. Se la musica varia da
ballate lievemente country (Give it to me, Waterproof Mascara) a pezzi più rock
(Shotgun, Call me when I’m Lonely) o a canzoni come Easy che richiamano lo stile
rock/country dei primi dischi, i testi affrontanto temi personali ma con un
occhio, spesso ironico e disincantato, sul reale. Così in Crazy Ain’t original
Sheryl prende atto che ogni forma di trasgressione è stata fagocitata in un
conformismo che la rende banale e patetica “Entrare ed uscire dalla
riabilitazione non è la vergogna che era un tempo…e tutte quelle nonne con le
loro plastiche cosmetiche che fanno il loro meglio per far sembrare che stiano
ancora al liceo…tutte le cose che puoi pensare sono già state fatte prima, la
pazzia non è più originale”. Oppure in Nobody’s business, in cui rivendica il
diritto alla privacy in tempi di gossip e social network, o ancora in Best of times,
dove sbeffeggia la globalizzazione ed il cosmopolitismo forzato e limitato alle
sole merci.
Ci sono anche dei piccoli ritratti di persone, come in Home
coming Queen dedicata ad una ex reginetta di bellezza e al passare ineluttabile
del tempo. Mentre Home Sick e Stay at home mother sono due dolci e toccanti
ballate che chiudono degnamente un ottimo disco
Voto 8,5
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