lunedì 25 febbraio 2008

Sheryl Crow: Detours



Come scritto qualche giorno fa è uscito Detours, sesto disco in studio di Sheryl Crow,
E' un disco che arriva dopo un periodo travagliato per la cantante americana, un periodo in cui ha dovuto fare i conti prima con la fine della sua storia d'amore con il campione di ciclismo Lance Armstrong, e poi con una malattia.
Per fortuna Sheryl ha saputo riprendersi, ha adottato un bambino e fatto uscire questo importante disco.
Il Cd, composto da ben quindici canzoni, vede un ritorno,ad atmosfere e sonorità decisamente più sul folk ed il country, pur con qualche tocco qui e là di rock , di blues, di poprock.
Le intenzioni del disco vengono dichiarate subito nella introduttiva God bless this mess (parafrasi dell'inno partiottico "God bless America") dove Sheryl , su una base sonora di puro folk acustico, registrata anche in modo alquanto grezzo (infatti al primo ascolto ho pensato che il mio stereo avesse qualche problema) fa un ritratto amaro quanto sincero dell'America di Bush, tirando in ballo il presidente in persona a riguardo delle menzogne dette per trascinare il paese in guerra ( he led us as a nation into a war all based on lies)
IL secondo pezzo è Shine over Babylon, con un gran attacco di batteria, una ballata di grande presa, a seguire Love is Free, gradevole uptempo sporcato di blues. Peace Upon Us , cantata con Ahmed AL Hirmi, è come fa intuire il titolo, una ballata di speranza e pace, carina, non irresistibile.
Gasoline è un gran pezzo, con un testo che mischia futurismo, politica e satira, musicalmente ricorda un po' vecchi pezzi come All I wanna Do.
Out of Our heads è invece un pezzo ritmato, un po' pop, e francamente non mi pare un granché riuscito.
Il disco prosegue con la title track Detours, un'altra ballata dolce che ricorda la Sheryl di The globe sessions.
Now that you're gone e Drunk with the thoughts of you sono altre canzoni gradevoli, la prima più ritmata, la seconda ancora con uno stile acustico.
Prima della fine ci sono altri 5 brani e Sheryl riesce ancora a piazzare almeno un altro paio di pezzi di assoluto rilievo, forse i due pezzi più rappresentativi del disco.
Il primo, Diamond Ring, brano in cui la cantante americana dà veramente fondo alla sua abilità di cantante, e nel quale si riflette la fine del suo rapporto con Lance Armstrong.
Il secondo è la dolcissima e commovente Lullaby for Wyatt, dedicata al bambino adottato, una canzone di speranza e rinascita.
In conclusione un disco veramente di grande livello, magari con un paio di brani un poco inferiori, ma comunque un disco che vede tornare ai massimi livelli una delle cantanti più rappresentative dell'ultima decade e che si candida fin da ora tra i migliori dischi dell'anno.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bella recensione! e dire che c'è gente che ha commentato con gli inusulti verso la grande Sheryl, e quindi verso di te, sai a chimi riferisco.
tanto per dire che gente di merda c'è in giro!